Francesco, il Papa controcorrente che ha mandato aiuti anche alle trans di Torvaianica

La chiesa di Don Andrea, parroco sul litorale romano, è aperta a tutti i bisognosi. E Bergoglio ha mandato il suo elemosiniere padre Corrado Krajewski a sostenere la parrocchia

Il cardinale Konrad Krajewski saluta i migranti dopo lo sbarco dalla Diciotti
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

30 Aprile 2020 - 21.15


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“Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell’acqua per i piedi; ma lei mi ha rigato i piedi di lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli”. Gesù e la peccatrice che si inginocchia ai suoi piedi, in lacrime. Il Vangelo e la rivoluzione quotidiana di Francesco nel nome di Vangelo.                                                                                   Ho atteso a scrivere su una notizia che non ha avuto l’eco che meritava, notizia praticamente ignorata. Dico di più, sostanzialmente censurata da tutti i Tg. Non uno che abbia colto il valore del gesto di Francesco e che abbia sentito di dover andare dove il Papa era arrivato col cuore, dando scacco matto a tutti noi e ai troppi benpensanti, anche quelli che dovrebbero raccontare questo Paese e il mondo.

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Torvaianica, litorale romano, qui vive e lavora un esercito di trans, per lo più latinoamericane. O meglio, lavoravano, fino a quando l’emergenza del coronavirus non ha investito pure le loro vite, già abbastanza provate. Spariti i clienti, senza un centesimo, e con tanta fame, non resta loro che bussare alla porta della parrocchia, povere tra poveri. La chiesa di Don Andrea è la chiesa di Francesco: aperta a chi non ha tetto e a chi non ha da mangiare. Il parroco comincia a conoscerle, è colpito dalla loro umanità e dal forte sentimento di solidarietà che lega l’una all’altra. Ed anche dalla loro fede. Una di loro, entrata in chiesa si è inginocchiata davanti alla Vergine per pregare. Don Andrea da loro raccoglie storie di violenza, di solitudine, il racconto di famiglie lontane, ma anche il racconto di piccole, grandi generosità. Una di loro ha cominciato a prostituirsi che era ancora bambina, trent’anni dopo è ancora in strada, in una Paese lontano. Hanno fede e guardano con amore e speranza al Papa venuto da lontano, come loro.

Il parroco di Torvaianica ogni giorno incontra il bisogno di tanti, alla sua chiesa da qualche tempo bussano famiglie che non avevano mai bussato, gli aiuti cominciano a non bastare. Il pane prima era diviso in due, poi in quattro, quindi in otto. Anche per questo da Torvaianica parte un messaggio al Papa. Lo raccoglie il cardinale Krajewski, l’elemosiniere di Francesco, quello che per Francesco ogni giorno va incontro agli ultimi, a chi è offeso dall’ingiustizia della povertà e dell’emarginazione. Il Papa non ha dubbi, chiede a Krajewski di andare a  Torvaianica, a portare gli aiuti in parrocchia, incontrare le trans, portare loro le parole di conforto del Papa. 

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“Dobbiamo rappresentare il Vangelo a tutti”, ripete Krajewski. E’ la scomoda Chiesa di Francesco, che ama sorprendere ed anche “scandalizzare”, che mai esclude: senza tetto, donne e uomini che scappano dalla fame e che scavalcano i muri alzati dall’odio, vecchi e nuovi poveri, carcerati e prostitute. Ed ora anche le trans di Torvaianica.                          Krajeswsi è rientrato a Santa Marta con tanti messaggi per il Papa: “Che Dio la benedica, Santità”, “Molte grazie, Papa Francesco”, “Che la Vergine ti protegga”. 

Che occasione sprecata per tanti TG.

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