I medici durissimi contro la Lombardia: "Risoluzione per la fase 2 inconsistente"

Paola Pedrini, segretaria Fimmg: "Totalmente assente un'analisi degli errori commessi, che vanno riconosciuti e non nascosti"

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22 Aprile 2020 - 16.22


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Paola Pedrini, segretaria della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) Lombardia, ha parole durissime nei confronti della Regione, accusata di aver approvato un documento sulla fase 2 “assolutamente inconsistente riguardo alle proposte di riorganizzazione del sistema sanitario, che altro non fanno che riproporre l’esistente, lasciando di fatto immutate le criticità risultate evidenti, dolorosamente, nella gestione di questa pandemia”.
Pedrini cita due passaggi del documento ‘guida’ per quando comincerà la ripresa delle attività, post fase 1 dell’emergenza coronavirus. “Abbiamo preso atto, con stupore, del documento – afferma -. Nella parte introduttiva leggiamo: ‘La Risoluzione impegna il presidente e la Giunta regionale a farsi portavoce presso il Governo ed in ogni sede istituzionale… affinché sia concessa una maggiore autonomia nel coordinamento dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, per ricondurli a tutti gli effetti quali dipendenti del sistema sanitario regionale. Lo stupore aumenta leggendo la parte successiva del documento che, smentendo sostanzialmente l’affermazione precedente, per i medici di famiglia, si fa riferimento all’ordinamento attuale, quello cioè di liberi professionisti convenzionati”.
“Registriamo inoltre con dispiacere l’incapacità di analisi della situazione e soprattutto l’assenza di un’analisi degli errori – osserva Pedrini – sempre doverosa da parte di chi ha la responsabilità e l’onere di gestire un’organizzazione complessa, soprattutto in corso di eventi catastrofici. Un evento catastrofico spesso rende inevitabili gli errori, tutti lo sappiamo, ma gli errori devono essere riconosciuti, vanno corretti, non vanno nascosti“. Per Pedrini, “la proposta del passaggio alla dipendenza dei medici di medicina generale comporterebbe il venir meno del rapporto di fiducia tra medico e paziente, sostanziato dalla fine della libera scelta del cittadino, tanto cara a chi governa la nostra regione”.

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Questa proposta inoltre, aggiunge, “comporterebbe quantomeno un raddoppio dei costi attuali per gli oneri riflessi, l’obbligo per la Regione di fornire idonei locali e strutture, di fornire tutto il personale necessario (infermieri e amministrativi) e non solo un modesto e parziale rimborso come avviene attualmente, di garantire le turnazioni dei medici che non potrebbero essere di certo utilizzati 12 ore al giorno, quindi quanto meno un raddoppio degli stessi, cosa impossibile in quanto si fatica già a coprire gli organici attuali”.

A meno che, conclude la numero uno di Fimmg Lombardia, “con un’inappropriatezza di linguaggio a cui siamo stati abituati, non si volesse intendere solo la volontà di introdurre norme che rendano il medico di famiglia succube della politica, come già purtroppo è avvenuto per i colleghi che lavorano negli ospedali. Non ci sembra pertanto necessario commentare oltre”.

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