Perché il numero dei morti di Covid-19 in Italia è ancora così alto?

Effetto trascinamento molto lungo fra il contagio e il decesso, pari a 2-5 settimane - spiega Brusaferro (Iss)

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10 Aprile 2020 - 13.03


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La strada è lunga, ma ci sono segnali di decrescita della curva epidemica. Il numero di decessi resta altissimo perché fra il contagio e la morte passano dalle 2 alle 5 settimane. “Il quadro di decrescita della curva epidemica rimane costante ed è positivo perché dimostra che le azioni sono efficaci nel rallentare la diffusione dell’epidemia nei diversi contesti dove la circolazione è diversa”. Lo dice il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro. “Il dato della Lombardia – spiega – conferma il trend di cui parliamo, anche il Piemonte è coerente rispetto al trend identificato, come in Veneto dove c’è un dato coerente, in Emilia Romagna, in Regioni del Centro come le Marche dove c’era il focolaio di Pesaro: anche in questo caso il trend che vediamo è decrescente. Lo stesso in Regioni del sud come Calabria e Basilicata. Il quadro quindi conferma il trend indicato nei giorni scorsi che ci dice che la curva sta calando. Ma i segnali positivi che stiamo vedendo in questi giorni – ammonisce Brusaferro – non devono farci abbassare la guardia: le azioni intraprese sono importanti ma non devono illuderci che la situazione si risolva. Queste misure di distanziamento e igiene personale sono essenziali se vogliamo far sì che una volta scesa la curva si mantenga bassa”.

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Gli studi dell’Iss fanno emergere anche altro: “Il dato di letalità viene confermato prevalente nelle fasce di età sopra i 70 anni che sono quelle che pagano il dazio più elevato: l’età mediana dei pazienti deceduti è di 80 anni, soprattutto uomini (le donne sono il 32%) e la comorbidità è molto presente: il 63% di chi è morto aveva più di 3 patologie”. C’è inoltre “un effetto trascinamento molto lungo fra il contagio e il decesso, pari a 2-5 settimane: questo trascinamento è la ragione per cui vediamo ancora un numero importante di morti”

“La Pasqua è un momento familiare, di incontro, di condivisione, oltre che un momento religioso per tutti i credenti, dove di solito ci aggreghiamo. Purtroppo quest’anno non possiamo farlo, dovremo unirci nei sentimenti, nei cuori, negli affetti ma mantenendo il distanziamento sociale”. Sono giorni decisivi e bisogna restare a casa. “Il fatto che le curve scendono – evidenzia – è un segnale positivo e ci fa auspicare che possiamo controllare questa epidemia, ma lo possiamo fare solo se ci distanziamo. I punti essenziali sono che il numero dei contagi non deve superare l’R0 uguale a 1 e questo è l’obbiettivo prioritario, altrimenti la curva riparte e nessuno di noi vuole questo. Il distanziamento sociale, l’igiene personale e vorrei enfatizzare anche tutto il tema del contatto, del lavaggio delle mani e dell’attenzione a come ci muoviamo e negli ambienti. La sfida sarà riorganizzare la nostra vita con queste misure”.

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“Non bisogna assolutamente deflettere dalle misure messe in campo fino a oggi con il dato premiante di avere evitato che in alcune regione si ripetesse quanto accaduto in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto”, ha aggiunto il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, il quale ha poi affrontato il tema del possibile legame tra epidemia ed inquinamento: “La correlazione fra polveri sottili e mortalità è un’informazione importante che contribuisce a definire meglio lo scenario dei fattori di rischio: quelli portati avanti sono studi importanti da tenere nella giusta considerazione, ma da qui a trarre conclusioni definitive ce ne corre un pochino, anche se di certo non li sottovalutiamo”. Locatelli rispondeva a una domanda su recenti studi, uno dell’università di Catania e uno del Nord America, che correlano le polveri sottili con le infezioni Covid-19.

 
 
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