Ecco come è iniziata l'emergenza in Italia: il dossier che svela come scoppiò il contagio ad Alzano e Nembro
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Ecco come è iniziata l'emergenza in Italia: il dossier che svela come scoppiò il contagio ad Alzano e Nembro

I pm bergamaschi, affiancati dai carabinieri del Nas di Brescia, puntano a chiarire se i vertici dell'istituto Pesenti-Fenaroli abbiano rispettato in maniera rigorosa le circolari del 22 e 27 gennaio

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9 Aprile 2020 - 09.44


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Val Seriana, Nembro e Alzano Lombardo avrebbero potuto diventare “zona rossa” già diversi giorni prima rispetto all’8 marzo, quando il governo ha deciso di mettere in quarantena tutta la Lombardia? É una domanda a cui da giorni l’esecutivo da una parte e Regione Lombardia dall’altra cercano di dare una risposta. Qualche elemento in più, in un’intervista a ‘Agorà’ su Rai3, lo ha fornito l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, che ha ammesso che una legge, la numero 833 del 1978, avrebbe consentito una chiusura delle aree più colpite della Bergamasca in anticipo rispetto a quanto stabilito da Palazzo Chigi, sulla scorta di un parere dell’Istituto Superiore della Sanità del 3 marzo che andava in questa direzione. Ma la querelle non è certo finita.

Nel frattempo la Procura di Bergamo, dopo aver ricevuto un esposto del giornalista Stefano Salvi, assistito dall’avvocato Benedetto Bonomo, ha aperto un fascicolo proprio sulla gestione dell’emergenza da parte dell’ospedale di Alzano Lombardo. I pm bergamaschi, affiancati dai carabinieri del Nas di Brescia, puntano a chiarire se i vertici dell’istituto Pesenti-Fenaroli abbiano rispettato in maniera rigorosa le circolari del 22 e 27 gennaio del ministero della Sanità, che davano istruzioni precise su come trattare il Covid-19.

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I dubbi, messi nero su bianco, sono molti. A partire dalla gestione del pronto soccorso, dove non sarebbero state create tempestivamente delle aree triage separate per i casi di sospetto covid rispetto agli altri pazienti. Ha sollevato non poche perplessità anche il fatto che il 23 febbraio il pronto soccorso sia stato chiuso per tre ore, dopo aver riscontrato la presenza di più pazienti con sintomi compatibili al coronavirus, e poi sia stato riaperto senza essere stato sanificato. Interrogativi sono stati sollevati anche sull’utilizzo tempestivo di mascherine da parte del personale sanitario e sui mancati test ai parenti dei pazienti che potevano aver contratto il virus. Tutti aspetti che i pm bergamaschi dovranno approfondire nell’ambito di un’indagine che si preannuncia tutt’altro che semplice. Fascicolo che si aggiunge ai tanti esposti e denunce arrivati in procura in questi giorni, molti dei quali vertono sulla gestione delle Rsa della Bergamasca.

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