Il virologo: "Il Coronavirus continua ad avere grande contagiosità. Ma ha un punto debole"
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Il virologo: "Il Coronavirus continua ad avere grande contagiosità. Ma ha un punto debole"

Giovanni Di Perri: "Basterebbe un vaccino anche modesto per eliminare quel 5% di casi critici e avremmo risolto il problema"

Giovanni Di Perri
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8 Aprile 2020 - 17.56


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Il virologo Giovanni Di Perri, direttore del dipartimento clinico malattie infettive dell’Università di Torino, ha cercato di spiegare come mai l’epidemia, nonostante il lockdown, non presenta un arretramento deciso: “Quello che sta accadendo in altre parti del mondo, in Cina innanzitutto, ove l’epidemia stenta a concludersi, ma anche Singapore, Hong Kong e Taiwan, ci insegna che il virus  mantiene le sue caratteristiche di grande contagiosità e può anche andare a colpire le persone che siamo riusciti a proteggere in questa prima fase. Questo vuol dire che dovremo conviverci per qualche mese e che le maggiori possibilità di soluzione possono venire da un vaccino, anche modesto”. 
“Ad oggi  di vaccini ce ne sono quattro o cinque in sperimentazione, sicuramente organi come la Food and Drug Administration garantiranno procedure accelerate ma secondo me in autunno potrebbe già esserci qualcosa di più che promettente o addirittura  in circolazione”, osserva Di Perri che aggiunge:”ci basta un vaccino modesto: l’infezione crea casi critici in meno del 5% dei contagi. È chiaro che noi in questo momento vediamo solo quelli, per cui ci sembra la totalità del problema, in realtà sappiamo,  da chi ha avuto modo per studiarli, che l’espansione è molto più ampia, cioè ci sono innumerevoli casi  asintomatici”.
“Questo significa che se abbiamo un vaccino che è capace di indurre un minimo di risposta che ci evita il passaggio evolutivo alla polmonite che è poi quella che ci mette in ginocchio, allora abbiamo raggiunto l’obiettivo, cioè, se in questo momento ci dessero un preparato che ci toglie quel 5% di casi gravi e mortali noi avremo risolto il problema, il resto sono banali infezioni che siamo abituati a gestire a casa. Certo migliore è il vaccino meglio stiamo noi però basterebbe un modesto effetto di un vaccino per venirne a capo”.
Considerato, quindi, che con il Coronavirus occorrerà conviverci ancora per qualche mese, secondo il virologo occorre mettere a punto strategie di riapertura selettiva. “Per ogni squadra di lavoro  che produce un determinato prodotto bisogna preparare percorsi che siano circuiti chiusi, in cui si sa chi ci lavora, come la mattina va al lavoro, gli addetti alla mensa, i magazzinieri, i facchini, gli spedizionieri, gli amministratori, si fa uno screening su tutti e si danno delle regole di comportamento anche nella vita privata dopodiché l’azienda può produrre e vendere”.
“Diverso è il discorso sull’attività frontale, come per esempio i negozi, su cui bisognerà fare un disegno diverso, ci vogliono persone che conoscono l’infezione, che vengano  messe accanto agli imprenditori per disegnare comportamenti, regole e procedure che permettono al paese in gran misura  di ripartire. Per gli stadi pieni in ogni ordine di posti, invece, ci metteremo un po’ più di tempo”, conclude Di Perri.

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