I senza vergogna rimettono in moto la macchina del fango contro i migranti
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I senza vergogna rimettono in moto la macchina del fango contro i migranti

La destra torna ad alimentare l’odio – alla faccia del siamo tutti eguali di fronte al Coronavirus -  e  apre la sua nuova campagna elettorale sulla paura e la disinformazione.

Migranti alla Stazione tiburtina
Migranti alla Stazione tiburtina
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

4 Aprile 2020 - 15.39


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La macchina del fango si è rimessa in moto. Il “nemico” è stato individuato. La narrazione che violenta la realtà cerca di far breccia in una Italia insicura, impaurita, ingabbiata in un presente “virale” che non ha fine e consapevole che il futuro, che in questo si fa già presente, marchiato da una crisi economica e da una devastazione sociale che fa impallidire la crisi finanziaria del 2008-2009. In questo scenario, la destra torna ad alimentare l’odio – alla faccia del siamo tutti eguali di fronte al Coronavirus –  e  apre la sua campagna elettorale.
In piena emergenza il governo tutela gli immigrati. La denuncia arriva direttamente da 
Daniela Santanchè che sul suo profilo Twitter scoperchia il vaso di Pandora: “Covid-19 è scattato l’allarme ‘centri immigrazione’ dov’è impossibile mantenere le prescrizioni igieniche. Eppure il Governo giallo-rosso decide di accogliere tutti, anche chi non ne ha diritto In un momento drammatico, un bel regalo agli scafisti serviva”, cinguetta in riferimento alle volontà del Viminale. 

Senza vergogna

Che il governo Conte II non abbia deciso di “accogliere tutti” – magari ne avesse avuto il coraggio – è documentato da rapporti aggiornati di organizzazioni umanitarie e agenzie delle Nazioni Unite al di sopra di ogni sospetto di parte. Ma alle Santanchè in servizio di guerra permanente, questo non interessa. Come non interessa al direttore di Libero, presenza immancabile nei salotti tv, Alessandro Sallusti. Che in un editoriale di fuoco, scrive tra l’altro: “La parola ‘migranti’  è molto opportunamente scomparsa dal Def del 2020, caso mai a qualcuno venga in mente che il governo utilizzi il ricavato delle nostre tasse per incrementare il traffico di esseri umani, più che le terapie intensive degli ospedali italiani. In ogni caso, già solo le cifre riscontrabili (poi ci sarebbe tutto il gineprario dei sussidi camuffati qua e là nelle varie leggi di bilancio alle cooperative dell’accoglienza, ma sorvoliamo per residua carità di patria) parlano di 20 miliardi. Destinati alla gestione e al mantenimento dei migranti, nello stesso periodo storico in cui si martoriava il Sistema Sanitario Nazionale. Ce n’è abbastanza per riprendere uno sfortunato slogan di Sardine, pidioti, pentecatti e compagni assortiti, ‘il vero virus è il razzismo’, ma cambiandolo di segno. Il vero virus della classe dirigente repubblicana degli ultimi dieci anni è stato il razzismo verso gli italiani. …”.

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Ecco, la narrazione è compiuta. Il Sistema Sanitario Nazionale veniva martoriato? La responsabilità non è di chi, in particolare negli anni berlusconiani, ha puntato alla privatizzazione del sistema sanitario, con una sinistra inerme e sulla difensiva; no, la responsabilità è dei migranti che hanno “sottratto”, con la complicità di governi compiacenti, 20 miliardi di euro alla salute degli italiani!

L’altra Italia

La realtà è un’altra. Opposta a quella inventata dai seminatori d’odio. E di fake news spacciate per verità.

“Il migrante irregolare non è ovviamente iscritto al Sistema Sanitario Nazionale e di conseguenza non ha un medico di base e ha diritto soltanto alle prestazioni sanitarie urgenti. Il migrante sprovvisto del permesso di soggiorno, nei casi di malattia lieve (qualche linea di febbre, un po’ di tosse) non si rivolge alle strutture sanitarie, mentre nei casi più gravi non ha alternativa al presentarsi al pronto soccorso, il che contrasterebbe con tutti i protocolli adottati per contenere la diffusione del virus. Il sans papier ha timore di presentarsi in un ospedale, perché potrebbe incappare in un controllo che lo condurrebbe all’espulsione o alla reclusione in un Centro di Permanenza per il Rimpatrio. Il “clandestino” è costretto a soluzioni abitative di fortuna, in ambienti spesso degradati e insalubri, condivisi con altre persone.
Insomma, gli “invisibili” sono per molti aspetti soggetti deboli, che se non sono più esposti al contagio del virus, più di altri rischiano di subirne le conseguenze: sanitarie, per la plausibile mancanza di un intervento tempestivo, ma anche sociali, per lo stigma cui rischiano di essere sottoposti a causa di responsabilità e inefficienze non loro ascrivibili.

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Dovrebbe quindi essere evidente la necessità di “agganciare” anche queste centinaia di migliaia di persone: per contenere il loro rischio di contrarre il virus, perché possano con tranquillità usufruire dei servizi della sanità pubblica nel caso di sintomatologia sospetta, perché non diventino loro malgrado veicolo di trasmissione del virus. Affinché ciò sia possibile, però, devono essere sottratte oggi, ed è già tardi, alla condizione costretta di “invisibilità”, attribuendo loro pienezza di diritti, quanto meno di quelli che il sistema riconosce come diritti universali, in primis quelli alla salute e a un’esistenza degna.

Se stiamo davvero attraversando un’emergenza sanitaria, se davvero hanno un senso tutte le misure straordinarie fino a oggi adottate e che incidono così in profondità sulle vite di tutte e tutti, allora deve essere sanatoria per tutte le persone migranti che non hanno un permesso di soggiorno, subito!”. A sostenerlo sono Legal Team Italia, Campagna LasciateCIEntrare, Progetto Melting Pot Europa, Medicina Democratica, che hanno lanciato una campagna di mobilitazione che ha già raccolto l’adesione di centinaia di Ong, associazioni, sindacati, e di migliaia di cittadini.

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L’Italia che include contro l’Italia che odia. Ognuno scelga da che parte stare. I “pilati” non sono ammessi.

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