La vergogna F-35 ai tempi del Coronavirus. Una storia italiana

Leonardo ha deciso di far ripartire la produzione dei cacciabombardieri F-35 nello stabilimento di Cameri. Con il rischi peri lavoratori

F35 a Cameri
F35 a Cameri
Preroll AMP

globalist Modifica articolo

31 Marzo 2020 - 09.56


ATF AMP

La vergogna F-35 al tempo del Covid-19. Una storia emblematica di una subalternità complice all’industria militare che sopravvive al “virus” e ai cambi di governo. Una storia italiana. Uno scandalo portato allo scoperto dalla Rete italiana per il Disarmo, Sbilanciamoci! E Retedella pace.

Top Right AMP

Da ieri, denunciano le tre organizzazioni, “è ripartita nello stabilimento di Cameri la produzione dei cacciabombardieri F35Nonostante le richieste di questi ultimi giorni delle nostre campagne e reti, da associazioni ed organizzazioni della società civile il gruppo Leonardo ha deciso – sfruttando il consenso preventivo e ‘in bianco’ ottenuto dal governo di riaprire lo stabilimento di assemblaggio e certificazione finale in provincia di Novara, con circa 200 operai presenti. E’ inaccettabile che – rischiando di far ammalare centinaia di lavoratori – sia stata presa la decisione di continuare le attività industriali relative a un cacciabombardiere d’attacco che può trasportare ordigni nucleari: non è certamente una produzione essenziale e strategica per il nostro Paese, in particolare in questo momento di crisi sanitaria.

Lavoratori a rischio

Dynamic 1 AMP

“Leonardo  – prosegue il comunicato  – fornisce come motivazione il rischio che – in caso di sospensione delle attività –  si possano perdere commesse e posti di lavoro. Giustificazioni risibili e poco realistiche: le commesse in corso sarebbero solo sospese ed inoltre con tutto il mondo fermo per coronavirus è difficile ipotizzare che si realizzino fantomatiche cancellazioni motivate da semplice ritardo. Ne deriva dunque anche la falsa motivazione legata alla perdita di posti di lavoro, che invece è il solito stratagemma del “ricatto occupazionale” da sempre utilizzato dall’industria militare. E comunque si tratterebbe dello stesso rischio che stanno vivendo migliaia di imprese e milioni di lavoratori e professionisti che sono a casa seguendo correttamente le indicazioni di distanziamento sociale del governo ma che rischiano di finire in cassa integrazione e poi – magari – di perdere davvero il posto di lavoro. Mentre il Paese avrebbe bisogno di mascherine, ventilatori, professionalità e materiale sanitario si rischia di far ammalare i lavoratori per un cacciabombardiere. Una scelta sbagliata e inaccettabile”.

Riconversione, una battaglia di civiltà

Protesta e proposta: un mix praticato con determinazione e sapienza dal fronte “disarmista”. Con gli stessi soldi che dobbiamo

Dynamic 1 AMP

Ancora spendere per gli F-35 (almeno 10 miliardi di euro) potremmo fare le seguenti cose nei prossimi 10 anni: 100 elicotteri per l’elisoccorso in dotazione ai principali ospedali; 30 canadair per spegnere gli incendi durante l’estate; 5. 000 scuole in sicurezza a partire dalle zone sismiche a rischio idrogeologico; 1.000 asili nido pubblici, a favore di 30.000 bambini; 10.000 posti di lavoro per poter assistere familiari nel settore della non autosufficienza.

“E una cosa che abbiamo sempre visto – dice a Globalist Francesco Vignarca, Coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo – ma in questo frangente stupisce ancora di più perché siamo in una emergenza mai vissuta. Davvero l’Italia è ferma, tranne che per il business delle armi. La cosa ancora più grave –sottolinea Vignarca – è che tutto questo succede per scelta autonoma delle aziende a cui il Governo ha fondamentalmente dato carta bianca. Il Governo ha il diritto-dovere di fare delle scelte, però deve assumersi le sue responsabilità, perché ad altri comparti produttivi non hanno dato facoltà di scelta”.

FloorAD AMP
Exit mobile version