Le misure che ha preso l'Italia contro il Covid-19 stanno funzionando?
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Le misure che ha preso l'Italia contro il Covid-19 stanno funzionando?

"Le terapie intensive si intasano perché è una polmonite che dura due o tre settimane e non sette giorni come quella batterica"

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4 Marzo 2020 - 08.47


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Bisognerà attendere qualche giorno per capire come stanno andando realmente le cose: lo dice il ministro Speranza.

C’è l’ipotesi di allargamento della zona rossa (o meglio, una nuova zona rossa) in parte della provincia di Bergamo (nell’area tra Alzano lombardo e Nembro, ancora non meglio definita però) dove i casi sono arrivati a 372, quindi una crisi simile a quella di Lodi, il grande focolaio iniziale: ma non è stata presa ancora alcuna decisione in tal senso. Potrebbero esserci novità entro poche ore.

“È un dato oggettivo il forte incremento dei casi” di coronavirus nella zona bergamasca di Alzano Lombardo. L’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera lo ha detto rispondendo a una domanda sulla possibilità di nuove zone rosse. “Abbiamo chiesto all’Istituto Superiore di Sanità di fare valutazioni e suggerire a noi e al governo le migliori strategie” ha aggiunto, sottolineando che nella zona ora c’è “il numero più alto di contagiati” in Lombardia, più alto anche che nel Lodigiano.

“Stiamo meglio o peggio di una settimana fa? Solo col passare dei giorni si potrà vedere la validità delle misure, non sono ancora passati i 14 giorni di incubazione del virus rispetto a quando abbiamo assunto le prime misure, ma ora serve uno sforzo dei cittadini”. Lo dice il ministro della Salute, Roberto Speranza, a Di Martedì su la7.

La situazione sarà più chiara “non prima di un’altra settimana, dieci giorni. La situazione è seria, da non sottovalutare” e ci sarà “una evoluzione della diffusione globale ancora per alcune settimane” ha detto lo stesso Speranza nel corso del vertice sull’emergenza coronavirus, alla presenza di tutte le forze parlamentari. “Oggi scopriamo casi di persone contagiate precedentemente alle misure adottate dal governo”.

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Per Speranza l’obiettivo è il “contenimento della diffusione e la mitigazione dell’impatto sul servizio sanitario nazionale”. Il ministro della Salute avrebbe sottolineato come “l’80% dei casi è simile a influenza, 15% casi invece gestibile con cure, mentre il 5%” dei casi si manifesta con “crisi respiratorie”.

Secondo l’ultimo bollettino disponibile (ore 18 di martedì) al momento 2.263 persone risultano positive al virus. Ad oggi, in Italia sono stati 2.502 i casi totali.

Nel dettaglio: i casi attualmente positivi sono in Lombardia sono 1.326, 398 in Emilia-Romagna, 297 in Veneto, 56 in Piemonte, 59 nelle Marche, 30 in Campania, 19 in Liguria, 18 in Toscana, 11 nel Lazio, 13 in Friuli Venezia Giulia, 5 in Sicilia, 6 in Puglia e 6 in Abruzzo, 4 nella Provincia autonoma di Trento, 3 in Molise, 8 in Umbria, 1 nella Provincia autonoma di Bolzano, 1 in Calabria, 1 in Sardegna e 1 in Basilicata.

Sono 160 le persone sono guarite. I deceduti sono 79, questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.

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“Le terapie intensive si intasano perchè quella provocata dal Covid-19 è una polmonite che dura due o tre settimane e non sette giorni come quella batterica”: lo spiega Renata Colombi, medico di emergenza che in questi giorni è al lavoro nella ‘shock room’ del pronto soccorso dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: “Dal mio osservatorio e in base alla quantità di persone che arriva sembra che i numeri dei contagi non siano in calo”.

“Vengono usati gli antivirali simili a quelli per l’Hiv e anche antibiotici poichè la malattia spesso si accompagna a sovra-infezioni batteriche – dice inoltre la dottoressa – . Il decorso va dai dieci ai venti giorni, ma per gli anziani e i pluripatologici è più lungo. Per i pazienti con polmonite viene decisa la ventilazione a seconda della gravità: se il problema è lieve basta la mascherina dell’ossigeno; se è meno lieve si utilizza un casco in materiale morbido e trasparente con un sistema di ventilazione non invasivo che fa entrare l’aria a una pressione calibrata sul paziente. Se invece il problema è più acuto, viene applicata una maschera su tutta la faccia che spinge l’aria con forza nei polmoni. Solo nei casi più gravi i pazienti vengono intubati e sedati.

“Non mi parli di sei politico! Dobbiamo essere il più possibile presenti nei confronti delle scuole, intervenire sulle difficoltà, ma pretendere da loro senso di responsabilità”. Lucia Azzolina, ministro dell’Istruzione, in un’intervista a Repubblica parla della gestione dell’emergenza Coronavirus che ha portato alla chiusura delle scuole nelle regioni più interessate e delle conseguenze che questo potrebbe avere sull’anno scolastico.

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La ministra spera che le scuole riaprano al più presto e “se non fosse così prepareremo un piano di emergenza anche per gli esami di maturità”.

Azzolina punta sulla didattica a distanza: “Stiamo vivendo un momento di difficoltà ma lo stiamo trasformando in un’opportunità con una spinta che viene dal basso, dalle scuole stesse, perchè molte la didattica a distanza la facevano già” e per quelle che non sono ancora attrezzate “abbiamo aperto una pagina sul sito del Miur che va immaginata come un inizio. La prima cosa che si trova sono le lezioni di formazione per i docenti, i cosiddetti webinar, seminari in rete” e per gli studenti “ci sono le piattaforme che permettono di avere classi virtuali a tutti gli effetti. Compiti compresi. Il terzo step – spiega la ministra – riguarda i materiali multimediali: la Rai e la Treccani ci hanno fornito parte dei loro archivi, la Rai lo ha addirittura diviso per discipline….sono ottimista, riceviamo tantissimi messaggi di persone che sono più in difficoltà e che stiamo aiutando, ma anche quelli di altri che stanno facendo benissimo e si offrono di aiutare”.

 
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