Coronavirus, Vo' Euganeo piange Adriano Trevisan mentre continua la ricerca al 'paziente zero'

Il sindaco di Vo' Euganeo: "Qui ci conosciamo tutti, non abbiamo idea di chi potrebbe essere il paziente zero, nessuno è stato in Cina"

Adriano Trevisan
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22 Febbraio 2020 - 10.30


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La prima vittima italiana di Coronavirus si chiamava Adriano Trevisan, aveva 78 anni, e da dieci giorni era ricoverato per altre patologie. Non c’è stato neanche il tempo di trasferirlo: il suo organismo, già debilitato, non ha resistito al nuovo virus. E adesso nel suo paese, Vo’ Euganeo, tremila anime a un passo dall’area termale alle porte di Padova, ci si stringe intorno alla famiglia ma soprattutto si cerca di capire qualcosa di importante: come è stato possibile il contagio. 
Perché a Vo’ Euganeo si conoscono tutti, non ci sono cittadini cinesi e nessuno è andato di recente in Cina. Eppure, il virus è arrivato lo stesso. Si sta svolgendo un’indagine meticolosa, confrontando anche le tracce dei telefonini di Trevisan e dell’amico, anche lui contagiato, per capire se vi fosse un luogo che entrambi frequentavano, oltre al bar, dove potrebbero essere stati infettati.
L’iintero paese è da ieri in quarantena: i due erano da giorni ricoverati all’ospedale di Schiavonia e nella serata di ieri sono stati portati in isolamento nel reparto Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera di Padova. Una ventina di persone, tutti loro familiari o amici, sono state messe in quarantena. L’intero comune è isolato: chiusi scuole e negozi, come anche gli uffici. Studenti e lavoratori che frequentano le lezioni o hanno un’occupazione al di fuori del territorio di Vo’ dovranno rimanere a casa, per lo meno finché non avranno superato il tampone che rileva la presenza del contagio.
In queste ore l’Esercito, su disposizione del ministero della Salute, provvederà a organizzare un cordone sanitario. I bar frequentati dai due anziani contagiati, il Sole e il Mio, sono stati chiusi ieri sera. Una telefonata dal Municipio subito dopo la firma da parte del sindaco Giuliano Martini dell’ordinanza e i gestori hanno abbassato le serrande.
Il sindaco, che peraltro è farmacista, cerca di mantenere la calma ma ammette: “Sono eletto da otto mesi, mai avrei pensato di dover affrontare una situazione simile. Mai avrei anche solo lontanamente immaginato che il virus avrebbe potuto attecchire qui. Non ci sono nemmeno cinesi a Vo’. E non c’è gente che fa viaggi in Cina. Siamo in poco più di 3mila anime, ci conosciamo tutti”. 
Com’è possibile, allora, che sia avvenuto il contagio? Il primo cittadino si sfrega una mano tra la fronte e gli occhi arrossati: “Queste due persone non sono andate in Cina, hanno avuto contatti in paese, ma non sappiamo con chi. Non sappiamo chi sia il paziente zero. Potrebbe essere una persona che ha preso un volo aereo con scalo Dubai, dove ci sono frequenti scali dalla Cina. Tutto è partito da una terza persona che ancora non conosciamo”.
I due contagiati sono uno di Vo’ Vecchio e uno della frazione di Cortelà, italiani che non hanno fatto viaggi, pensionati, sposati e con figli e nipoti. “Sicuramente – evidenzia Martini – sono venuti in contatto con qualcuno che è stato all’estero. Non sappiamo se sono stati parenti, amici o persone che magari sono passate casualmente per di qua”. A destare sospetti nei sanitari, spiega Martini, è stato l’aggravamento delle condizioni di due residenti nello stesso paese. Oggi i risultati dei primi test effettuati su circa 2-300 persone. Uno screening a tappeto sia sui familiari dei due anziani che su coloro che sono stati a stretto contatto con i contagiati, il più grave dei quali si è fatto 10 giorni di ospedale per le complicazioni di quella che si riteneva essere una banale influenza. Sospese tutte le manifestazioni, comprese le funzioni religiose. Il paese tornerà alla sua vita normale, prima della scadenza dell’ordinanza, solamente se supererà lo screening.

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