Sea Watch, altre accuse a Salvini: diffamazione contro Carola Rackete, la Procura chiude le indagini
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Sea Watch, altre accuse a Salvini: diffamazione contro Carola Rackete, la Procura chiude le indagini

Ora Salvini ha 20 giorni di tempo per presentare le memorie difensive o per farsi interrogare. Il pm poi deciderà se archiviare il caso o andare a processo

Carola Rackete e Matteo Salvini
Carola Rackete e Matteo Salvini
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12 Febbraio 2020 - 18.10


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Nello stesso giorno in cui il Senato ha dato l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il caso della Gregoretti, la Procura di Milano ha chiuso l’indagine in vista del processo – sempre contro Salvini – per l’accusa di diffamazione ai danni di Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3. 
La pm Giancarla Serafini ha notificato l’avviso di chiusura dell’inchiesta. La denuncia da parte della Capitana era stata depositata lo scorso 12 luglio alla Procura di Roma. Nella querela, Rackete aveva spiegato che le parole di Salvini sul caso Sea Watch “sono state aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti o indiretti”. E ricordiamo tutti espressioni come “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente”, “zecca tedesca” che avrebbe provato a “ammazzare i militari italiani” ed è “complice del traffico di esseri umani”. Nessuna di queste parole può essere inquadrata nel diritto di critica ma risultano, secondo Rackete, “un puro strumento propagandistico e istigatorio di un ‘discorso dell’odio’, che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale”. Affermazioni che “non solo hanno leso gravemente il mio onore e la mia reputazione, ma mettono a rischio la mia incolumità, finendo per istigare il pubblico dei suoi lettori a commettere ulteriori reati nei miei confronti”.
La replica di Salvini
Salvini replica: “Un altro possibile processo per diffamazione ai danni Carola Rackete? Li mettiamo in serie, non è un problema. Una speronatrice di motovedette militari italiane ha poco da insegnarmi”. Salvini ora ha 20 giorni di tempo – ma il termine non è perentorio – per presentare le memorie difensive o per farsi interrogare. Poi il pm può chiedere il rinvio a giudizio oppure archiviare il caso.

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