Il giudice condanna Facebook: "Mussolini è stato un capo di Stato non si possono rimuovere le sue foto"
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Il giudice condanna Facebook: "Mussolini è stato un capo di Stato non si possono rimuovere le sue foto"

Un avvocato di Casapound aveva postato una foto di Mussolini e Facebook l'aveva rimossa. Ora un giudice di Chieti ha dato ragione all'avvocato e condannato Facebook a un risarcimento

Benito Mussolini
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1 Febbraio 2020 - 16.32


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Un fatto molto grave, quello accaduto al Tribunale civile di Chieti che, con ordinanza del 29 gennaio 2020, ha accolto il ricorso di Gianni Correggiari, l’avvocato che in occasione del compleanno di Mussolini aveva postato una foto del dittatore insiema a una bandiera di combattimento del Rsi.
Facebook aveva rimosso il post di Correggiari – membro di Casapound – in quanto ha ritenuto che violasse gli standard della Community. Correggiari ha fatto ricorso e il giudice chietino gli ha dato ragione, condannando Facebook al pagamento di 15mila euro di danni e 8mila euro di spese di giudizio. 
Le motivazioni del giudice sono che Mussolini è stato un Capo di Stato italiano riconosciuto dalla Comunità giuridica internazionale e non è stato oggetto di alcuna sentenza di condanna per attività illecite e la decisione della sua fucilazione non è ascrivibile a rango di pronuncia giurisdizionale. La condotta di Mussolini, per il giudice, non è difforme alle norme del diritto internazionale dell’epoca. 
“Quanto alla bandiera della Rsi – si legge nel post dell’avvocato difensore – il giudice ha osservato che la Repubblica Sociale si è manifestata nel diritto internazionale generale come soggetto pieno per la sua connotazione di effettiva sovranità. Non viola, poi, gli standard della Community il post relativo alla tragica morte di un pilota di guerra. Tutto ciò, ad avviso del giudicante, costituisce ‘esercizio del diritto costituzionale fondamentale di libertà di manifestazione del pensiero, avvenuto in modalità improntate a continenza e insuscettive di limitazioni'”.
Si tratta di una sentenza a dir poco discutibile: innanzitutto, che Mussolini fosse riconosciuto dalla comunità internazionale è una condizione che si applica a tutti i dittatori esistenti, compreso Hitler. Era capo di Stato italiano perché non c’era un’alternativa. Inoltre, la condanna a morte di Mussolini fu sentenziata dal Clnai (Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia), le cui azioni erano autorizzate dal Governo di Ivanoe Bonomi, 63esimo governo del Regno d’Italia, che aveva riconosciuto la Resistenza partigiana e aveva dato validità legale a ogni atto. In quanto a legittimità quindi, ci sarebbe da discutere. 
Esponenti dell’Anpi, dopo una prima lettura delle motivazioni, hanno preannunciato eventuali iniziative legali contro qualsiasi legittimazione del fascismo.

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