L'accusa di Furio Colombo: "C'è un fascismo di ritorno, la Lega guida verso il razzismo"

L'ex parlamentare 'padre' della legge che ha istituito il 'Giorno della Memoria', a margine della presentazione di un progetto sulla Shoah in collaborazione con l'università UniNettuno.

Furio Colombo
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24 Gennaio 2020 - 17.45


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Parole giustamente preoccupate mentre molti minimizzano: “C’è una moltitudine di persone che dice di appartenere a nuovi partiti, come la Lega, ma di non avere niente a che fare con il fascismo. Se consideriamo gli elettori può essere assolutamente vero (c’è chi pensa alla mucca, chi alle quote latte, chi al territorio). Che siano onesti e sinceri può essere benissimo, ma i leader no! Stanno guidando verso il razzismo con tenacia e persistenza. E il fatto che il razzismo sia cuore di una politica, definisce quest’ultima fascista. E’ come quel che direbbe un medico trovando qualcosa nel sangue di una persona: ‘lei si sentirà pure bene, ma c’è questa cosina qui dentro che bisogna assolutamente togliere, perché altrimenti si ammala. Altrimenti si diventa fascisti. Vedi la conversazione al citofono di Salvini con il tunisino”.

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Lo ha detto l’ex parlamentare Furio Colombo, ‘padre’ della legge che ha istituito il ‘Giorno della Memoria’, a margine della presentazione di un progetto sulla Shoah in collaborazione con l’università UniNettuno.
Colombo, parlando oggi di un “fascismo di ritorno”, spiega che si presenta in modi diversi: “ci sono quelli che si proclamano fascisti ma si tengono indietro senza entrare nel discorso della democrazia, poi ci sono quelli che vogliono farsi notare, avere ruolo nella democrazia dicendo tuttavia che il razzismo non gli appartiene. Ma il problema è – la storia, ma anche la cronaca odierna, lo insegna – che non c’è fascismo senza razzismo. E vale la lezione contraria: ogni razzismo è fascista perché non esiste il razzismo democratico”.
La memoria storica è in bilico? “I fatti della vita ci ricordano che la memoria è un bene universale ma non ereditabile. Non passa di padre in figlio come per le tradizioni della famiglia o il rapporto con la città natale. Bisogna di volta in volta reimpossessarsi della memoria, perché è un bene grande ma appunto non ereditabile”, sottolinea Colombo ricordando che l’istituzione del ‘Giorno della Memoria’ non è un diktat ma un invito. “Non dice ‘dovete ricordare’ ma ‘potete ricordare’. Tiene in sostanza la porta aperta” soprattutto ai giovani. Il Parlamento che votò quella legge “ha lasciato la porta aperta con la possibilità, volendo, di entrare, vedere, sapere e orientarsi su quanto accaduto”.

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