Tutti i modi in cui Matteo Salvini con quella citofonata ha violato la legge italiana
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Tutti i modi in cui Matteo Salvini con quella citofonata ha violato la legge italiana

Violazione del diritto alla privacy e diffamazione, solo per dirne due. Ma lui continua a sentirsi superiore alla legge

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22 Gennaio 2020 - 17.16


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Atteniamoci ai fatti: ieri sera Matteo Salvini, dietro segnalazione di una signora, ha citofonato a una famiglia di origini tunisine e ha fatto delle domande (“Ci hanno segnalato una cosa sgradevole e volevo che lei la smentisse. Ci hanno detto che da lei parte una parte dello spaccio della droga qua in quartiere. Lei spaccia? Mi può fare salire per controllare?”) postando tutto in diretta su Facebook. 
Atteniamoci alla legge: la Costituzione italiana, all’articolo 14, recita: “Il domicilio è inviolabile. Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale. 
Chiediamoci a quale titolo Matteo Salvini ieri ha citofonato a quella famiglia: è un poliziotto con mandato? No, non lo è. È Ministro dell’Interno? No, non lo è. Ricopre una qualche carica politica/giudiziaria? Assolutamente no. Matteo Salvini è un comune cittadino. E che cosa succederebbe se un comune cittadino andasse in giro a citofonare alla gente chiedendo se da loro si spaccia, postando poi tutto sui social. Nella peggiore delle ipotesi un secchio d’acqua gelato in testa (sarebbe il minimo), oppure una bella denuncia per diffamazione. 
Ma Matteo Salvini non è un cittadino come gli altri. E ha abituato questo paese al fatto che lui può fare quello che vuole. Che non c’è legge che può toccarlo, che non ci sono limiti alla sua ferocia elettorale. Che un 17enne tunisino si sacrifica con gioia sull’altare della propaganda, a cinque giorni dalle elezioni. 
E la responsabilità non è nemmeno del tutto sua: colpa ha anche quel codazzo di giornalisti che lo seguiva e non ha fatto nulla per impedire questo scempio. Perché il codice deontologico dei giornalisti parla chiaro: il Testo unico dei doveri del giornalista dice chiaramente, al suo articolo 3, che La tutela del domicilio e degli altri luoghi di privata dimora si estende ai luoghi di cura, detenzione o riabilitazione, nel rispetto delle norme di legge e dell’uso corretto di tecniche invasive”. 

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