Feltri accetta il classismo a scuola: “Una classe di sfigati di periferia è ovviamente più ignorante”

Il direttore di Libero raggiunge nuove vette di sgradevolezza: "Se in una classe di venticinque alunni, quindici sono immigrati o sfigati di periferia, il grado culturale non sarà eccelso, è ovvio"

Vittorio Feltri
Vittorio Feltri
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17 Gennaio 2020 - 17.49


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Fanno la campagna contro ‘la sinistra col rolex’, ma tutto quel che vogliono è mantenere lo status quo, con una società divisa in ricchi e poveri. E Vittorio Feltri è l’esatta espressione di questo mondo vecchio che non si rassegna e non si decide a farsi da parte, e che vuole mantenere tutto esattamente come è stato. Accettando quindi passivamente le discriminazioni legate alla ricchezza. 
E quindi tutto quello che Vittori Feltri è riuscito a dire sullo scandaloso post dell’Istituto Comprensivo di Via Trionfale a Roma che aveva annunciato di aver diviso i plessi a seconda delle fasce di reddito, è stato un editoriale su Libero in cui scrive: “Se in una classe di venticinque alunni, quindici sono immigrati o sfigati di periferia, il grado culturale complessivo della medesima non sarà eccelso. Ovvio. Lo capisce chiunque. Se invece un’aula è piena di ragazzi che abitano in quartieri di lusso e hanno una famiglia di gente laureata e munita di una bella libreria, è fatale che esprima soggetti di buona caratura. Questo concetto non ci sarebbe neanche bisogno di precisarlo”. 
Ovvio che Feltri ragioni così: le cose stanno così, i poveri sono ignoranti in quanto poveri mentre i ricchi hanno studiato perché hanno i soldi. E non c’è bisogno di cambiare le cose. Se sei un immigrato o uno ‘sfigato di periferia’ (Feltri stupisce sempre per la sua incredibile capacità di toccare nuove vette di sgradevolezza), pretendi anche di avere un’istruzione decente? Ma non pensarci neanche. 

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