La storia di Francesca, sepolta 58 ore accanto al fidanzato morto: "Ne ho sentito il lamento"

La testimonianza di Francesca Bronzi a tre anni dalla tragedia dell'hotel di Rigopiano sepolto dalla valanga

Francesca Bronzi e il fidanzato
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16 Gennaio 2020 - 11.00


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“Chiamavo il mio fidanzato Stefano ma non ha mai risposto. Non ho voluto pensarlo morto. Volevo credere che fosse svenuto e sono rimasta lì sotto, tutto quel tempo, pensando a questo”. Sono le parole di Francesca Bronzi, 28enne abruzzese scampata alla tragedia dell’hotel di Rigopiano, che tre anni fa venne sommerso da una valanga causando numerose vittime. Francesca è una delle superstiti, ma a perdere la vita fu il fidanzato Stefano Feniello.

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Rimasta sepolta sotto le macerie dell’hotel per oltre 58 ore accanto al suo fidanzato Stefano Feniello, oggi Francesca parla al Corriere della Sera ripercorrendo quelle ore drammatiche:

“Eravamo davanti al caminetto, nella sala comune. All’improvviso è stato come se qualcuno avesse buttato giù una bomba dalla canna fumaria e siamo volati via. Quando tutto è finito c’era un caldo infernale, fumo e un odore tossico […] Ero volata via assieme alla poltrona sulla quale ero seduta e a due travi si erano fermate a un centimetro dalla mia testa, sostenute proprio dalla poltrona. Una trave separava me da una coppia, Vincenzo e Giorgia. Eravamo finiti in spazi piccolissimi”. 

In quei momenti, Francesca continuava a cercare il suo Stefano: “L’ho chiamato, all’inizio ho sentito come un lamento, flebile. Poi più nulla”. La scoperta della verità è arrivata solo molte ore dopo.

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“Ci dicevamo: ora arrivano i soccorsi, ora arrivano. Ma le ore passavano e non sentivamo niente. Ho avuto un momento di sconforto, mi sono messa a urlare […] La paura più grande era morire lentamente là sotto. Pensavo: e se sono morti tutti? Giù in paese penseranno che non si prendono i telefoni ma che stiamo bene. E come fanno a capire che abbiamo bisogno dei soccorsi? Quando si sono spenti i telefoni è stato spaventoso”.

Poi finalmente l’arrivo dei soccorritori:

“Abbiamo sentito una voce di un vigile del fuoco che diceva: c’è qualcuno? Ci sentite? Aveva l’accento toscano. Ho cominciato a piangere di gioia. I vigili del fuoco sono stati eccezionali, con loro mantengo ancora oggi un rapporto bellissimo […] Per me il vero trauma è stato perdere Stefano In questi tre anni mi sono concentrata soltanto su quello: cercare di accettare la sua perdita. Ma è difficile, fa male. Dovevamo sposarci. Ricordo sempre il suo sorriso. La sua voglia di futuro, di famiglia e di bambini”.

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