Conte da Erdogan si è dimenticano la repressione e il bavaglio alla stampa
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Conte da Erdogan si è dimenticano la repressione e il bavaglio alla stampa

La Turchia avrà apprezzato esultante l’importanza della tregua firmata con Putin sicura garanzia di una Libia prospera e democratica, divisa opportunamente in due zone d’influenza Ankara e Mosca

Conte e Erdogan
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Nuccio Fava Modifica articolo

14 Gennaio 2020 - 10.42


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La figuraccia del nostro Paese, non solo degli ultimi inadeguati governanti attuali riguardo al dramma libico, entrerà nelle pagine della storia italiana del 2020. La vicenda libica del resto ha continuato a travagliare tutta la storia italiana del secolo scorso e sostanzialmente si ripresenta con gli stessi problemi e le stesse inadeguatezze politiche.
Mi sarebbe piaciuto leggere la narrazione di Pansa, il suo giudizio sempre acuto ed intelligente anche quando dissentivo. Riusciva sempre ad approfondire e chiarificare situazioni e personaggi altrimenti in gran parte indecifrabili. Anche per questo Pansa mancherà a tutti, non solo a noi raccontatori di mestiere che ci servivamo della sua arguzia e delle sue invenzioni per capire meglio un evento, coglierne il senso profondo e riuscire a rappresentare al meglio i doveri del nostro mestiere.
Ci tocca così parlare della visita volenterosa del nostro presidente del Consiglio in Turchia, specie della conferenza stampa finale. Conte non ha risparmiato auspici in favore della pace, per una armonia indispensabile, per raccomandare che la tregua sia duratura e fruttuosa. Nessun riferimento però alla condizione interna, alle migliaia di prigionieri politici, di giornalisti e intellettuali in carcere.
Erdogan avrà apprezzato esultante l’importanza della tregua firmata con Putin sicura garanzia di una Libia prospera e democratica, divisa opportunamente in due zone d’influenza Ankara e Mosca per consentire alle due parti sicuri sbocchi nel Mediterraneo e nel controllo umanitario dei disperati, profughi e aspiranti asilo politico.
Chissà perché un governo già così provato e litigioso si sottoponga ad una simile navigazione precaria e si appresti ad una figuraccia sul piano internazionale offrendo – con buona pace di Salvini- altra benzina da gettare sul fuoco nella situazione incandescente di tutto il Medio Oriente.
Vedremo cosa partorirà la conferenza di Berlino e se emergerà, qualcosa di positivo per il nostro Paese. Avremmo di sicuro dovuto intensificare molto di più la nostra azione verso Europa e  la Nato per chiarire e rivendicare meglio il ruolo dell’Italia e la sua posizione strategica nel Mediterraneo anche ai fini di una governance seria e civile della questione migratoria.

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