Cellulari, conferma della Corte d'Appello: "Se usati troppo a lungo si rischia il tumore"

La Corte d'Appello ha confermato l'accusa di Roberto Romeo, dipendente Telecom che aveva denunciato l'Inail per un neurinoma del nervo acustico

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14 Gennaio 2020 - 14.55


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La Corte d’Appello di Torino ha confermato la sentenza di primo grado emessa nel 2017 su un caso sollevato da un dipendente di Telecom Italia colpito da un neurinoma del nervo acustico e ha sostenuto che l’uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa. 
Si tratta di una sentenza basata su consulenze e la Corte ha imposto all’Inail il pagamento di una rendita vitalizia da malattia professionale al lavoratore Roberto Romeo. Per i giudici c’è un nesso con l’utilizzo frequente del telefono da parte del lavoratore, anche quattro o cinque ore al giorno. 
Si tratta comunque di una faccenda controversa: esiste infatti un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, Arpa Piemonte, Enea e Cnr-Irea non aveva dato conferme all’aumento di neoplasie legato all’uso del cellulare.
“Una sentenza storica, come lo era stata quella di Ivrea, la prima al mondo a confermare il nesso causa-effetto tra il tumore e l’uso del cellulare”, spiegano gli avvocati Stefano Bertone e Renato Ambrosio.
“La nostra è una battaglia di sensibilizzazione. Manca informazione, eppure è una questione che interessa la salute dei cittadini. Basta usare il cellulare 30 minuti al giorno per otto anni per essere a rischio”.
“Servirebbe un’etichetta sui rischi per la salute” “Sulle scatole dei cellulari – commenta Romeo – bisognerebbe scrivere: ‘Se non usato correttamente, nuoce gravemente alla salute’. Ecco cosa servirebbe. La sentenza di oggi contribuisce all’informazione sul tema e la questione riguarda anche i bambini, che sempre più utilizzano i cellulari. Lo Stato non sta informando, anzi”.

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