La lettera del boss mafioso ai giovani: "Non rovinatevi la vita, studiate e lavorate onestamente"
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La lettera del boss mafioso ai giovani: "Non rovinatevi la vita, studiate e lavorate onestamente"

A scrivere ai giovani è Sebastiano Iano Lo Giudice, ergastolano al 41bis, boss di una nota cosca di Catania

Sebastiano Lo Giudice
Sebastiano Lo Giudice
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3 Dicembre 2019 - 08.53


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Stupisce positivamente una lettera inviata ai giovani dal boss ergastolano Sebastiano ‘Iano’ Lo Giudice, 42 anni, che rivolgendosi ai giovani del rione scrive: “Non prendete esempio da persone come me che si sono rovinati l’esistenza: abbandonate la droga e l’alcool e godetevi la vita lavorando onestamente e con dignità così non dovete avere la paura di chi bussa alla vostra porta”. 
Lo Giudice è detenuto da quasi 10 anni in regime di 41bis nel carcere di Spoleto per associazione mafiosa, estorsioni, traffico di droga e per diversi omicidi commessi tra il 2001 e il 2009. Secondo il suo legale “non ha manifestato intenzione di collaborare con la giustizia, ma vuole evitare che altri giovani commettano i suoi stessi gravissimi errori”. 
“Istruitevi, aprite gli occhi e lasciate perdere i falsi miti”, scrive nella missiva Lo Giudice che invita invece a “dare il giusto valore alla vita” perché poi, osserva, “sarà troppo tardi” e “le sofferenze resteranno soltanto a voi e alle vostre famiglie”.
“Ho visto tanti bravi ragazzi – aggiunge – perdersi senza capirne la motivazione e sono certo che se potessero tornare indietro non rifarebbero più gli stessi errori”. Quindi, sottolinea, “abbiate la forza di dare una svolta alla vostre vite e non date adito alle millanterie dei quartieri perché prive di fondamento e fine a se stesse”.
“Io ho perso la vita, la mia bella gioventù, l’amore dei miei figli e delle persone che mi amano veramente – conclude Lo Giudice – se avrò la possibilità mi godrò i miei nipotini, altrimenti accetterò di morire in carcere come la Giustizia ha deciso, ma vorrei essere curato e scontare la mia pena con la mia dignità, senza avere problemi”.
È stata emessa nel mentre un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari nei confronti di 9 persone, su richiesta della Dda di Catania. Sequestrati anche società e beni immobili per un totale di 12 milioni e mezzo di euro. Il provvedimento è il risultato di un’indagine sugli investimenti immobiliari eseguiti negli anni ’90 dai boss mafiosi Benedetto Santapaola, Aldo Ercolano, Francesco Mangion, e Giuseppe Cesarotti.
Le accuse sono quelle di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e illecita concorrenza con minaccia.

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