Caso Cucchi, la difesa di Tedesco: "Il carabiniere non è rimasto inerte davanti al pestaggio"
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Caso Cucchi, la difesa di Tedesco: "Il carabiniere non è rimasto inerte davanti al pestaggio"

Lo ha detto l’avvocato Eugenio Pini, difensore del carabiniere Francesco Tedesco, imputato per omicidio preterintenzionale insieme con i colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, al processo bis

Francesco Tedesco
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29 Ottobre 2019 - 13.47


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“In questa vicenda Francesco Tedesco ha percorso un sentiero solitario e impervio, ha provato a opporsi a un meccanismo dal quale è stato investito ma alla fine è arrivata la vittoria per lui”. Lo ha detto l’avvocato Eugenio Pini, difensore insieme con l’avvocato Francesco Petrelli del carabiniere Francesco Tedesco, imputato per omicidio preterintenzionale insieme con i colleghi Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, al processo bis per la morte di Stefano Cucchi, il geometra 31enne, arrestato dai carabinieri il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Tedesco, per il quale la difesa ha chiesto l’assoluzione, è il militare che ha dato una svolta al processo Cucchi, svelando a distanza di anni il presunto pestaggio avvenuto dopo l’arresto alla caserma Casilino e accusando proprio Di Bernardo e D’Alessandro. Pini ha chiesto per Tedesco l’assoluzione dall’omicidio preterintenzionale con la formula ‘per non aver commesso il fatto’.

“Tedesco non è rimasto inerte davanti al pestaggio di Cucchi, lo stavano massacrando di botte, Tedesco intima a Di Bernardo e D’Alessandro di smetterla, ‘non vi permettete’ dice, e riferisce l’accaduto a un superiore” ha detto in aula il legale. Tedesco, ha ricostruito, ha liberato Cucchi “dalla morsa” dei due carabinieri “prima richiamando verbalmente il collega Di Bernardo e poi stoppando materialmente Raffaele D’Alessandro. Tedesco ha soccorso e protetto il ragazzo” ha aggiunto l’avvocato.

“Alla fine di questa triste vicenda temo che Francesco Tedesco perderà la divisa e il posto di lavoro. Tedesco ha diritto alla verità e questo diritto lo ha esercitato” ha affermato il legale. “Tedesco voleva parlare da tempo, per anni si è mimetizzato, ha avuto un doppio registro, ma aveva la necessità di parlare. Quando ha rivelato i fatti al suo difensore per lui è stata una liberazione”, ha aggiunto l’avvocato spiegando che “il punto determinante per Tedesco è stata la lettura del capo di imputazione quando è stato indagato”. “Tedesco è il carabiniere che ha mostrato lo spirito di corpo, con senso di lealtà e del dovere – ha concluso l’avvocato Pini – anche alla luce delle parole venute dai vertici dell’Arma, con il comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri che ha detto ‘chi sa parli’”.

Per Tedesco il pm Giovanni Musarò ha chiesto l’assoluzione dall’accusa di omicidio preterintenzionale ‘per non aver commesso il fatto’ e la condanna a 3 anni e mezzo per l’accusa di falso. L’accusa ha chiesto invece di condannare a 18 anni di carcere Di Bernardo e D’Alessandro, i due presunti autori del pestaggio. Chiesta poi per l’accusa di falso la condanna a 8 anni di reclusione per il maresciallo Roberto Mandolini, mentre il non doversi procedere per prescrizione dall’accusa di calunnia è stato chiesto per Tedesco, Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini.

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