La catena umana per salvare i rifugiati: quel 16 agosto d'umanità a Pachino
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La catena umana per salvare i rifugiati: quel 16 agosto d'umanità a Pachino

Sul barcone, centosessanta profughi, con alle spalle la guerra. Tra loro, 28 donne, alcune incinte, e tanti, tanti bambini. E dalla spiaggia una gara di solidarietà. Correva l'ano 2013.

Migranti aiutati sulla spiaggia di Pachino
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

16 Agosto 2019 - 15.36


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Se mi si chiede “Quale la pagina di storia della tua Sicilia che più ti ha emozionato?”, ne avrei tante da sfogliare e proporre. Ma se la domanda mi viene fatta ora, in questi del giorni, in queste ore, non ho dubbi a rispondere: “Quel che accadde il 16 agosto del 2013 sulla spiaggia di Morghella, lungo la costa di Pachino”. La spiaggia, tanta gente nonostante il tempo fosse brutto e il mare grosso e grigio. Ad un tratto, uno dei bagnanti avvista un barcone che le onde e le correnti spingono verso la riva. Barca senza governo, pericolosamente sbilanciata dal carico umano. Sul barcone, centosessanta profughi, con alle spalle la guerra.
Tra loro, 28 donne, alcune incinte, e tanti, tanti bambini. Dato l’allarme, dalla spiaggia, tutti in acqua, uomini e donne, a formare una catena umana che “ancorasse” il barcone alla riva. Tutti a farsi carico, tra le braccia e in spalle, di quella umanità dolente. Tutti salvi. Tutti a riva, scaldati dai teli di mare che diventano coiperte, rifocillati dalle cose che le famiglie han portato al mare per una giornata di svago. E poi tante carezze, sulle spalle, sul viso, coccole e sorrisi per i bambini, per quietarli, per far capire loro che il peggio è passato. Immagini straordinarie, parole di conforto dal cuore, accompagnate da lacrime. Parole di conforto come quelle che si dispensano ai propri cari nel momento della difficoltà e delle sofferenza.
Ero in redazione quel 16 agosto del 2013. Leggendo le prime cronache colsi quel di quel che stava accadendo, era qualcosa che andava oltre la cronaca di un arrivo, dovevamo raccontarlo, non potevamo non farlo. Raccontare quelli che arrivavanop e quelli che accoglievano. Mi attaccai al telefono, riuscii a recuperare le immagini girate in diretta. Le feci arrivare in redazione,e con gli altri colleghi, rapiti, emozionati dalle immagini e dalle parole che i siciliani avevano per uomini, donne e bambini arrivati da lontano, lì dove dei bambini ogni giorno si faceva strage.
Ricordo l’emozione di vedere ed ascoltare quel che ci raccontava la spiaggia di Morghella: gli aiuti in spiaggia, la gente a fare la spola tra la spiaggia e casa per recuperare tutto quel che poteva servire ai profughi, abiti, coperte, giocattoli per i piccoli. E a sera la gente che apre le proprie case, aggiunge tanti posti a tavola, mett le lenzuola buone per quegli ospiti improvvisi. Una grande pagina di civiltà, di umanità, di solidarietà. Era il 16 agosto del 2013, a Pachino, in Sicilia.

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