Salvini 'condanna' lo striscione a Milano senza pronunciare le parole 'Mussolini' e 'fascismo'

Per Salvini il problema dello striscione di Milano non è l'inno al fascismo ma il calcio che "deve tornare ad essere un'occasione di festa"

Lo striscione
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24 Aprile 2019 - 16.20


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Quando si dice un capolavoro di ipocrisia: quella che dall’esterno appare come la condanna della provocazione fascista fatta vicino piazzale Loreto alla vigilia del 25 aprile viene fatta da Salvini senza usare mai le parole chiave, ossia fascismo e Mussolini. 
“Nessuna tolleranza per ogni forma di violenza, fisica o verbale. Ringrazio le Forze dell’Ordine che stanno seguendo con attenzione la situazione. Il calcio deve tornare ad essere un’occasione di festa e di incontro, non di rissa e di scontro”.
Eppure, quelle due parole sono lì, sotto gli occhi di tutti, che il Ministro le pronunci o no. Il problema non è tanto che non le dica lui, quelle parole, ma quegli altri che si sentono ormai protetti da un governo che ha deciso di chiudere non uno ma entrambi gli occhi di fronte all’avanzare forsennato di sentimenti che fanno ripiombare l’Italia nei suoi anni più bui. 

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