Orrore a Palermo: picchiata e violentata dai genitori: "Meglio morta che lesbica"
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Orrore a Palermo: picchiata e violentata dai genitori: "Meglio morta che lesbica"

"Ho tentato il suicidio tre volte, ma dopo lʼennesima violenza sono riuscita a scappare e a denunciare", racconta la ragazza

Orrore a Palermo: picchiata e violentata dai genitori: "Meglio morta che lesbica"
Orrore a Palermo: picchiata e violentata dai genitori: "Meglio morta che lesbica"
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7 Marzo 2019 - 08.20


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Quando una coppia della provincia di Palermo ha scoperto, tramite alcuni sms, che una delle due figlie era lesbica, è andata a prelevarla a scuola, l’ha picchiata e poi l’ha rinchiusa nella sua cameretta. Lei allora aveva solo 15 anni e sua madre le ha urlato contro: “Meglio una figlia morta che lesbica”. Il padre è arrivato a violentarla: “Tu queste cose devi guardare, non le donne”. Ora la ragazza ha 23 anni e ha trovato la forza di denunciare.
“Ho tentato il suicidio tre volte – racconta la ragazza, come riporta La Repubblica – ma dopo l’ennesimo abuso sessuale sono scappata e li ho denunciati, ero appena diventa maggiorenne”. Maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori: sono le accuse formalizzate nella denuncia. I genitori, però, negano tutto e contano sull’omertà dei compaesani. Le stesse persone che, quando la ragazza, ancora minorenne, provava a scappare di casa, avvertivano i genitori che correvano a picchiarla e a riportarla a casa.
“Mi tagliavo i capelli e vestivo maschile – prosegue nel racconto -. Quando hanno scoperto che ero lesbica, mi hanno picchiato in testa, sulle gambe, mi davano botte dappertutto”. Dopo l’abuso da parte del padre, i genitori hanno mandato un sms identico a tutte le sue amiche: “Buttana, lascia stare mia figlia”. E poi hanno distrutto il telefonino.
“Ero ormai a un bivio – ammette la giovane – o la vita o la morte. E ho scelto di vivere e di denunciare i miei genitori”. Per qualche tempo è stata trasferita in una comunità protetta. “Adesso – afferma – è importante raccontare questa storia, perché tanta altre ragazze che vivono situazioni simili alla mia non si scoraggino, non pensino mai di farla finita. Racconto perché anche loro trovino il coraggio di denunciare”.

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