Droga, la proposta della Lega cadrà sotto i colpi della Consulta
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Droga, la proposta della Lega cadrà sotto i colpi della Consulta

Il presidente emerito del tribunale di Sorveglianza di Bologna commenta il disegno di legge annunciato da Salvini: “L’aumento delle pene non ha mai fermato gli spacciatori”.

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6 Marzo 2019 - 13.32


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Ti becco a spacciare, vai in galera. Non esiste modica quantità. Sono i due slogan con i quali il ministro dell’Interno ha presentato il disegno di legge di modifica della già torturata legge sugli stupefacenti. Queste espressioni non sono soltanto chiaramente demagogiche, ma anche scorrette verso gli operatori di Polizia limitati al ‘beccaggio’. Errate per legge perché la modica quantità non esiste più. E infine infondate secondo le scienze perché non distinguono tra sostanze e nocività”.
Si allarga il coro di ‘no’ al disegno di legge annunciato dal vice premier Matteo Salvini, attraverso il quale la Lega propone di raddoppiare le pene previste per lo spaccio di droga e di intervenire sulla ‘modica quantità’. 
Francesco Maisto, presidente emerito del tribunale di Sorveglianza di Bologna, commenta per Redattore Sociale il testo proposto dal Carroccio.

“Basta la semplice lettura degli articoli di modifica della legge – spiega Maisto – perché ritorni alla memoria quella ossessione ricorrente, come nella legge Fini-Giovanardi, una coazione a ripetere errori e drammi già sperimentati. In altri termini, si pensa che un ripescaggio della normativa già cancellata dalla Corte Costituzionale, possa riprendere vita con qualche accorgimento occulto. Ma così non può essere perché si ripeterebbe la situazione sulla quale intervenne la stessa Corte Costituzionale con la sentenza n. 32 del 2014 che dichiarò ‘l’illegittimità costituzionale degli articoli 4-bis e 4-vicies ter, del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 272 (… Disposizioni per favorire il recupero di tossicodipendenti recidivi e modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti)”.
“Ora, una certa quantità di sostanza, considerando il cosiddetto principio attivo, integra il reato previsto dall’articolo 73, comma 5 della legge sugli stupefacenti, cioè lo spaccio di lieve entità. L’articolo 280 del codice di procedura penale esclude che in tale ipotesi il giudice possa applicare la custodia in carcere (consentita solo quando la pena detentiva prevista dalla legge non è inferiore a 5 anni, mentre l’articolo 73, comma 5 prevede una pena detentiva massima di 4 anni). Con il disegno di legge, invece, le pene detentive passerebbero da un minimo di 3 ad un massimo di 6 anni e le multe da un minimo di cinquemila euro a un massimo di trentamila euro”.

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Il problema dello spaccio esiste, perché secondo lei la strada indicata dal ddl non è quella giusta?
“Noi tutti vorremmo che non ci fossero più spacciatori per le strade e zone franche nelle periferie delle nostre città in cui prospera il mercato degli stupefacenti, ma non è questa la strada giusta perché l’aumento delle pene non costituisce un deterrente idoneo per fermare gli spacciatori. La proposta del ministro facilmente cadrebbe sotto i colpi della Corte Costituzionale quanto meno per violazione dell’articolo 3 e del principio di ragionevolezza. Non è razionale cancellare per legge ciò che sicuramente esiste nei fatti: lo spaccio di 1 grammo di hashish o la cessione di mezzo grammo di cocaina, magari fatta gratuitamente tra conoscenti, sono o non sono cosa diversa dalla detenzione, ad esempio, di mezzo chilo di stupefacente trovato insieme a mezzi per confezionamento ed altro? Se scomparisse la fattispecie di particolare tenuitá, lo spaccio di 1 grammo di cocaina avrebbe la pena minima di 8 anni di reclusione. Cancellare con legge la differenza tra due fenomeni, oggettivamente diversi e con ben diverso disvalore e ben diversa pericolosità, sarebbe uno strappo non solo dei principi costituzionali ma del principio di realtà. Togliere proporzionalità al diritto penale vuole dire trasformarlo in uno strumento irragionevole ed illiberale, da Stato di Polizia”.

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Che effetti si registrarono con la legge Fini-Giovanardi e quali effetti potrebbe avere il nuovo disegno di legge?
“Con la Fini Giovanardi non erano diminuiti i consumatori, non erano diminuiti i morti ma erano aumentati i detenuti per reati legati alla droga. E il risultato di questa nuova operazione inutilmente repressiva sarebbero: l’aumento del sovraffollamento delle carceri, una drastica riduzione di operatività dei Serd e delle Comunità di recupero, l’aumento della sfiducia del cittadino verso la magistratura, vista come lontana ed insensibile alle esigenze di sicurezza, l’aumento o sedimentazione del consenso a favore a favore di chi afferma di voler dare riscontro a quelle esigenze, l’aumento della confusione conoscitiva nella collettività circa le effettive competenze dei poteri dello Stato nel far fronte alle esigenze delle persone. Non ultimo, di conseguenza, un aumento del senso di incertezza e di ansia, prodromico a scelte non ponderate e responsabili del cittadino”. (Teresa Valiani) 

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