La storia di Jerry che si è gettato sotto un treno dopo il ritiro del permesso umanitario

Il 25enne nigeriano era un laureato che sperava di trovare un futuro migliore e non aveva alcuna speranza di essere accolto, da quando il permesso per motivi umanitari è stato annullato dal recente Decreto

Prince Jerry
Prince Jerry
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

31 Gennaio 2019 - 11.03


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Dietro ogni legge ci sono le persone. Quelle che le promulgano e quelle che devono rispettarle. Il decreto sicurezza di Salvini ha distrutto le vite di tanti disgraziati.
Questa è la storia di Prince Jerry, 25enne nigeriano, un laureato che sperava di trovare un futuro migliore e non aveva alcuna speranza di essere accolto, da quando il permesso per motivi umanitari è stato annullato dal recente Decreto. Ospite del centro d’accoglienza di Multedo, a Genova,  si è tolto la vita lunedì, lanciandosi sotto un treno a Tortona. Come racconta don Giacomo Martino “Il suicidio del ragazzo, che studiava chimica, è avvenuto dopo il diniego alla sua richiesta di permesso per motivi umanitari, recentemente annullato dal Decreto Sicurezza”. 

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Aveva scelto di non parlare di Prince Jerry per rispettare il dolore della sua morte e desolazione. Vi sono indagini giudiziarie che stanno stabilendo esattamente i fatti ed eventuali responsabilità. “Non desidero in nessun modo che questo ragazzo e la sua triste storia vengano strumentalizzate per discorsi diversi da quelli di compassione per una vita stroncata e di un lungo sogno interrotto» racconta sempre don Giacomo Martino, responsabile Migrantes di Genova, dopo che un suo messaggio inviato ieri ad alcuni membri della comunità parrocchiale è stato, a suo dire, impropriamente diffuso su Facebook come racconta ilsecoloxix.it.

L’annuncio della tragedia ai parrocchiani: “Cari tutti, ieri sono stato tutto il giorno a Tortona. Uno dei nostri ragazzi, Prince Jerry, dopo aver ricevuto il diniego alla sua domanda di permesso di soggiorno si è tolto la vita buttandosi sotto un treno. Ho dovuto provare a fare il riconoscimento di quanto era rimasto di lui”.

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Il messaggio di monsignor Giacomo Martino, responsabile della Migrantes di Genova, è inviato alla chat dei suoi parrocchiani: ma rimbalza presto fuori dai confini della chiesa e svela la storia di un ragazzo di 25 anni arrivato in Italia sui barconi partendo dalla Nigeria.

 

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