Addio a Silvano Sarti, partigiano che contribuì alla liberazione di Firenze
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Addio a Silvano Sarti, partigiano che contribuì alla liberazione di Firenze

Nato a Scandicci (Firenze) nel 1925, Sarti fu renitente alla leva repubblichina dopo l'8 settembre 1943, e venne catturato dai tedeschi insieme ad altri compagni.

Silvano Sarti
Silvano Sarti
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25 Gennaio 2019 - 09.55


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E’ morto stanotte, nel sonno, Silvano Sarti, partigiano con il nome di battaglia di ‘Pillo’, presidente onorario dell’Anpi di Firenze, protagonista della liberazione di Firenze dai nazifascisti nell’agosto del 1944, medaglia d’oro al valore militare. Aveva 93 anni. “E’ stato un instancabile resistente per tutta una vita”: così lo ricorda l’Associazione nazionale dei partigiani italiani che ha dato la notizia della scomparsa.
Nato a Scandicci (Firenze) nel 1925, Sarti fu renitente alla leva repubblichina dopo l’8 settembre 1943, e venne catturato dai tedeschi insieme ad altri compagni. Vennero accusati di diserzione, ma vennero graziati da un editto militare per la loro giovane età (18 anni).Sarti fu poi deportato a Cassino e messo ai lavori forzati nella costruzione delle fortificazioni tedesche. Riuscì a fuggire con altri prigionieri e dopo una lunga marcia ritornò in Toscana e decise di unirsi ai partigiani.  
Sarti fu inquadrato nelle Squadre d’Azione Patriottica, che utilizzarono come tattica la guerriglia urbana, deviando la segnaletica stradale per confondere il nemico, disseminando le strade di chiodi a quattro punte, sabotando le linee ferroviarie. Un altro loro compito fu quello di procurare armi e munizioni e per farlo ricorsero a scontri armati, furti e stratagemmi di ogni tipo.
Durante la battaglia di Firenze del 1944 partecipò all’assalto ad alcuni cecchini fascisti barricati in un bordello nei pressi di Porta al Prato. Dopo un assedio di 18 giorni i fascisti furono catturati e fucilati. Nel secondo dopoguerra Silvano Sarti, militante comunista, si dedicò alle lotte sindacali nelle file della Cgil: fu tra gli organizzatori degli scioperi di Livorno nel 1968.

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