Hina Saleem senza pace, il fratello rimuove la foto dalla tomba: era troppo scoperta

La ragazza pakistana fu uccisa dal padre a Brescia perché era troppo occidentale e viveva con un ragazzo italiano

La foto sulla tomba di Hina Saleem
La foto sulla tomba di Hina Saleem
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17 Novembre 2018 - 16.54


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Quando la religione diventa fanatismo e ossessione; quando la religione diventa oppressione delle persone e, soprattutto, dovente morte.
Hina Saleem è stata uccisa a 21 anni da suo padre, e seppellita, poi, nell’orto di famiglia. La sua testa era rivolta verso la Mecca. Era l’11 agosto 2006. Hina, pachistana di origine, ma italiana per stile di vita, è stata sgozzata per i suoi modi di fare occidentali.
Dodici anni dopo la sua morte si torna a parlare di lei, perché suo fratello ha tolto la sua foto dalla sua tomba: “Era indecorosa”, ha commentato
La storia
A riportare la notizia della rimozione dello scatto della ventenne dal cimitero Vantiniano, dove è sepolta, è Il Giorno. Sorridente, vestita con una maglia fucsia, senza maniche, con una lieve scollatura, così Hina appariva nella foto posta sopra la lapide: un’immagine considerata poco decorosa.
“Sono stato io – ammette il fratello maggiore, Suleman -. L’ho tolta per questioni di decoro. Quella foto non andava bene. Hina era troppo spogliata, indossava una canottiera rosa. Anche voi in chiesa non entrate a braccia nude e in pantaloncini, giusto? Bene, qui è uguale. Non è rispettoso apparire così su una tomba”.
A spiegare il gesto è Sajed Shah, referente dell’associazione culturale islamica di Brescia Muhammadiah: “È vero che Hina non era praticante, ma era comunque musulmana. La nostra religione vieta le foto per i defunti”. Il fratello, però, sembra assicurare che porrà un nuovo scatto sulla lapide, “basta che Hina sia più coperta”.
Era troppo occidentale
Hina aveva 21 anni, conviveva con un ragazzo italiano, aveva abitudini occidentali. L’11 agosto 2006, mentre la madre Bushra era in Pakistan con gli altri suoi figli, tra i quali anche Suleman, fu convocata dal padre nella loro casa di Sarezzo, nel bresciano. Insieme ad altri parenti la uccise accoltellandola.
La Cassazione ha stabilito che il motivo fosse “un distorto rapporto di possesso parentale”. Il padre di Hina è stato condannato a 30 anni di reclusione, i generi della ragazza a 17 anni, mentre lo zio, che aveva partecipato soltanto a seppellirla, a due anni e qualche mese.
La mamma della ventenne ha da sempre affermato che l’omicidio non avesse niente a che fare con l’integralismo religioso: “È stato un gesto causato dalla rabbia – raccontava Bushra – nostra figlia era finita in cattive compagnie, ci chiedeva soldi continuamente. Mio marito, quel giorno, ha perso la testa”.

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