Funerali fascisti a Sassari: 23 indagati per i saluti romani e il grido "presente"
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Funerali fascisti a Sassari: 23 indagati per i saluti romani e il grido "presente"

Dopo le denunce per il video della cerimonia fascista per l'ultimo saluto al professor Todini la procura contesta la violazione della legge Scelba che punisce chi partecipa a "manifestazioni usuali del disciolto partito fascista"

Un'immagine del funerale fascista a Sassari
Un'immagine del funerale fascista a Sassari
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10 Settembre 2018 - 08.43


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Ci sono 23 indagati dalla procura di Sassari per i funerali fascisti del professore universitario Giampiero Todini. Tra loro anche il figlio del docente e il responsabile di CasaPound a Sassari. Si tratta dei camerati che hanno risposto “presente” davanti al feretro coperto con la bandiera di guerra della repubblica di Salò.
Un funerale che aveva suscitato lo sdegno nella città di Enrico Berlinguer e in tutta Italia, con tanto di denunce depositate ai carabinieri, alla Digos e alla Procura dopo la diffusione del video della cerimonia a Sassari con i saluti fascisti.
La svolta delle indagini è arrivata dopo l’apertura di un fascicolo nel quale si ravvisavano ipotesi di reato. Per identificarli, alla Digos sassarese diretta da Cristina Rapetti è bastato zoomare sui volti. Pochi giorni dopo, il procuratore capo Gianni Caria e il suo sostituto Paolo Piras hanno iscritto 23 nomi nel registro degli indagati.
Come riporta la Nuova Sardegna, viene loro contestata la violazione dell’articolo 5 della legge Scelba che punisce chi partecipa a pubbliche riunioni compiendo “manifestazioni usuali del disciolto partito fascista”. Ed è solo l’inizio, perché l’indagine prosegue e potrebbe allargarsi.
Tra gli indagati il figlio del professore, Luigi Todini, che dice di aver organizzato le esequie in pieno stile mussoliniano per saudire l’ultimo desiderio del padre. Nel fascicolo aperto dalla procura compare anche il nome di Andrea Farris, responsabile di CasaPound a Sassari. Sarebbe stato lui a coprire il feretro di Todini con la bandiera di guerra di Salò. Con loro, indagato tutto il picchetto d’onore che ha risposto “presente” all’appello in onore di Todini.
A pubblicare per primo le immagini del funerale era stato proprio il figlio di Todini. Il video era poi stato rilanciato dalla consigliera comunale Lalla Careddu, che aveva duramente condannato la cerimonia fascista.
“Nella nostra città – ha scritto Careddu su Facebook – sul sagrato di una chiesa, senza vergogna. Fascisti sdoganati. Poi dite che son fissata. Presenterò un esposto in questura, perché dopo Fb bisogna sempre compiere atti concreti”.
Il sindaco di Sassari Nicola Sanna aveva parlato di “un’esibizione non solo disdicevole e perfino buffonesca, ma anche profondamente irrispettosa nei confronti del luogo sacro, della famiglia del defunto e dell’intera cittadinanza”.
“Un atto gravissimo – aveva sottolineato il presidente del consiglio regionale, Gianfranco Ganau – evidente apologia del fascismo, che non può essere tollerato. Sono indignato e preoccupato e spero un pronto intervento da parte delle autorità competenti in grado di identificare i responsabili. Il fascismo è stato un periodo tristissimo della nostra storia dove le libertà più elementari erano vietate”.

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