Massacrò e uccise Lorenzo e Simone: il mostro di Foligno potrebbe tornare in libertà
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Massacrò e uccise Lorenzo e Simone: il mostro di Foligno potrebbe tornare in libertà

Venticinque anni fa l'arresto di Luigi Chiatti per l'omicidio di Lorenzo Paolucci, 13 anni, e Simone Allegretti, 4. Uscito dal carcere è ora in una struttura protetta dalla quale potrebbe uscire

Chiatti e le sue due vittime: Simone e Lorenzo
Chiatti e le sue due vittime: Simone e Lorenzo
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7 Agosto 2018 - 12.41


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Lorenzo Paolucci, la seconda vittima del mostro di Foligno, aveva tredici anni quando è stato seviziato e ucciso da Luigi Chiatti, a Casale frazione montana di Foligno. Dieci mesi prima, nelle campagne folignati, aveva rapito, violentato e ucciso – facendola franca – Simone Allegretti, di quattro anni. Venticinque anni dopo l’ultimo orribile omicidio, il cosiddetto “mostro di Foligno”, come lui stesso si definì, è fuori dal carcere: vive in Sardegna, nella Rems (Residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria) di Capoterra, in provincia di Cagliari.
Condannato a 30 anni, è uscito di galera nel settembre 2015 ed è stato subito rinchiuso nella struttura protetta perché ritenuto ancora “socialmente pericoloso”. Fra un po’, i giudici dovranno decidere su quale sarà la sua sorte.
Potrebbe anche tornare in libertà, o restare per sempre in una casa di cura. Su Luigi Chiatti “permanga la massima attenzione e vigilanza mostrate fino ad oggi dalle istituzioni”: a chiederlo è L’avvocato Giovanni Picuti, legale delle famiglie dei due bambini uccisi. Picuti parlando con l’Ansa ha sottolineato che “nessuno si sarebbe mai aspettato si verificassero in Umbria” fatti come gli omicidi Allegretti e Paolucci. “Il mio pensiero – ha aggiunto – va prima alle giovani e indimenticate vittime, poi ai loro genitori, che ancora vivono nell’angoscia”. “Il pensiero – ha detto ancora l’avvocato Picuti – va a quanti ebbero, in un modo o in un altro, a confrontarsi con questi che ancora oggi definirei i primi atroci ed eclatanti delitti apparsi sulla scena mediatica. Fino ad allora crimini del genere, capaci di incidere sul sentimento e sulle paure della gente, erano ignoti alle cronache giudiziarie. Da allora – ha concluso l’avvocato Picuti – anche il modo di comunicare gli eventi criminali non sarà più lo stesso”.

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