Storia di Michel, l'artista rifugiato che ha fatto della sabbia una galleria d'arte

Ospite di un centro d'accoglienza: dall'incontro con Giovanni Proietto un progetto sul comune amore per l'arte

Un'opera sulla sabbia fatta da Michel
Un'opera sulla sabbia fatta da Michel
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

4 Agosto 2018 - 14.56


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Agrigento non è lontana, sulla spiaggia di Giallonardo Michel crea delle forme con la sabbia, qualcuno si ferma ad osservarle. Un nudo di donna, un bambino rannicchiato, curiosamente inquietanti. A differenza dei suoi compagni che vorrebbero andarsene dalla Sicilia, Michel vorrebbe restare e vivere qui, da artista. Di Michel mi parla il mio amico Tano Siracusa, fotografo, attento narratore dei Sud del mondo e di quest’angolo di mondo. 
Da sei mesi Michel è ospite del centro di accoglienza per migranti di Siculiana, come tanti in attesa di una risposta. Il suo cruccio maggiore sembra quello di non poter dipingere e disegnare, gli mancano i materiali. E si esprime con la sabbia, in una galleria d’arte incredibile, una bellissima spiaggia su quel Mediterraneo che ha attraversato dopo mille difficoltà e rischiando la vita. Non distante da Siculiana e dalla spiaggia di Michel, a Realmonte c’è
Giovanni Proietto, un artista. pittore. Informato da un amico del desiderio di Michel, lo raggiunge a Siculiana e lo ospita nel l suo studio-galleria a Realmonte, “A sud Artecontemporanea”. Giovanni Proietto regala a Michel i materiali per disegnare e colori ad acquarello, in attesa poter acquistare con il contributo di qualche amico tele, pennelli e colori ad olio per potergli permettere di dipingere. Poi l’artista agrigentino tratteggia un veloce ritratto di Michel, e lo regala al ragazzo delle forme sulla sabbia.
Michel non parla italiano e Giovanni un francese approssimativo, ma i due si intendono quanto basta. Nasce un’amicizia sul comune amore per l’arte. Michel e Giovanni si confrontano, riescono a capirsi, progettano di realizzare assieme un murales a Siculiana. Discutono delle autorizzazioni da chiedere. “Questo piccolo episodio qualche anno – è la considerazione di Tano Siracusa – non avrebbe meritato di essere raccontato. Che oggi lo sia è il segnale di un peggio che avanza e che può essere arginato”. 

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