Truffa aggravata, arrestato Apolloni: è il faccendiere dei Panama Papers

Operazione della Guardia di finanza di Roma: in manette anche il titolare di una cooperativa del settore dell'intermediazione di forza lavoro

Tuffa aggravata, arrestato Apolloni: è il faccendiere dei Panama Papers
Tuffa aggravata, arrestato Apolloni: è il faccendiere dei Panama Papers
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10 Luglio 2018 - 07.40


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Truffa aggravata e indebita compensazione di debiti tributari e previdenziali con crediti inesistenti: sono i reati contestati dai finanzieri del Comando provinciale di Roma al professionista romano Gian Luca Apolloni, considerato dagli investigatori un faccendiere di primo piano nei Panama Papers, e all’imprenditore Roberto Laganà, titolare della RTS società cooperativa, attiva nel settore dell’intermediazione di forza lavoro. La Guardia di finanza ha anche sequestrato immobili, terreni e conti correnti per un valore di oltre 35 milioni di euro.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Roma, è partita dalle rivelazioni dell’International Consortium of Investigative Journalists, che ha pubblicato online i dati dello studio legale panamense Mossack Fonseca. L’inchiesta giornalistica portò alla luce i nomi di moltissimi imprenditori italiani, anche di spicco, con conti all’estero, nei paradisi fiscali.
Apolloni, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto da intermediario nella creazione di oltre 200 ‘società schermo’ a Panama, collegate ad ulteriori imprese aventi sede a Samoa, Bahamas, Anguilla, Isole Vergini Britanniche e Cipro.
Il faccendiere, che operava sia in Italia sia all’estero, era già finito in carcere per reati tributari nel luglio del 2013 quando, sulla base delle indagini della Dda di Bologna, era risultato in collegamento con Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito. E il 15 maggio di quest’anno era stato trasferito nel carcere di San Vittore per il coinvolgimento in una serie di reati fallimentari.
Arrestato anche il titolare della RTS Roberto Laganà. I finanzieri hanno accertato che la società RTS, per neutralizzare i propri debiti fiscali e previdenziali, ha eseguito numerose compensazioni indebite tramite presentazione di modelli di pagamento F24 relativi a crediti d’imposta inesistenti per oltre 15 milioni, azzerando in maniera fraudolenta le posizioni debitorie.
La società, su direttive di Apolloni, simulava inoltre investimenti in aree disagiate del sud Italia per vantare crediti d’imposta fittizi, utilizzando il codice tributo legato ai programmi di defiscalizzazione per incentivare lo sviluppo di quartieri e aree urbane caratterizzate da disagio sociale e occupazionale.
Apolloni, sempre secondo le accuse, avrebbe anche truffato diverse persone che si erano rivolte a lui, su suggerimento di funzionari di una banca lussemburghese, per gestire le operazioni di rientro di capitali detenuti all’estero tramite la procedura della voluntary disclosure. Spacciandosi per commercialista e professore di diritto tributario, si faceva accreditare le somme necessarie per il pagamento – in realtà mai avvenuto – delle imposte dovute: il tutto per una truffa da circa 2 milioni.
I sequestri, per un valore complessivo di 35 milioni, hanno riguardato immobili, terreni e conti correnti e sono scattati anche sulla base di indagini della procura di Milano riguardanti la RTS e altre imprese di cui Apolloni era consulente.

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