Rigopiano, notificati 14 avvisi garanzia: negligenza e imperizia tra le cause della tragedia
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Rigopiano, notificati 14 avvisi garanzia: negligenza e imperizia tra le cause della tragedia

Il 18 gennaio del 2017 una valanga travolse l'albergo uccidendo 29 persone. Il presidente della Regione D'Alfonso sarà interrogato il 26 giugno

La tragedia di Rigopiano
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6 Giugno 2018 - 15.13


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Negligenza, imperizia, imprudenza, violazioni di norme di leggi e regolamenti. Queste alcune delle ‘condotte omissive’ che avrebbero causato la morte delle 29 persone dell’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto il 18 gennaio del 2017 da una valanga di neve e detriti.
E’ la tesi della Procura di Pescara, che ha notificato oggi avvisi di garanzia ai presidenti di tre Giunte regionali, agli assessori regionali alla Protezione civile e a vari dirigenti che si sono susseguiti dal 2006 al 2017. Si tratta dei 14 indagati del recente filone dell’inchiesta che ha ‘acceso i riflettori’ anche sull’operato dei diversi livelli politici e dei vertici regionali. Dal 19 al 27 giugno prossimi, gli indagati saranno interrogati dal procuratore capo di Pescara, Massimiliano Serpi e dal sostituto, Andrea Papalia, titolari dell’inchiesta. Tra i coinvolti, anche il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, che sarà ascoltato il 26 giugno.
Questo filone dell’inchiesta punta a ricostruire la gestione della prevenzione e, nello specifico, a individuare eventuali responsabilità nella mancata realizzazione della Carta di localizzazione del pericolo da valanghe richiesta dalla legge regionale del 1992. A giudizio dell’accusa, gli ex governatori Ottaviano Del Turco e Gianni Chiodi; l’ex vice presidente della Giunta regionale Enrico Paolini; gli ex assessori regionali Tommaso Ginoble, Mimmo Srour, Daniela Stati e Gianfranco Giuliante; il governatore D’Alfonso e Mario Mazzocca, sottosegretario regionale con delega alla Protezione civile, avrebbero “omesso di intervenire presso i funzionari responsabili del Servizio di Protezione civile, sollecitando tempestivamente l’attuazione e l’esecuzione degli obblighi di legge” e la redazione della carta valanghe.
A giudizio della Procura, la carta valanghe “laddove emanata, avrebbe di necessità individuato nella località di Rigopiano un sito esposto a tale pericolo (sia per obiettive evidenti ragioni morfologiche e ambientali sia per documentate vicende storiche)”.
La mancata emanazione della carta valanghe, quindi, “ha fatto sì che le opere già realizzate dell’Hotel Rigopiano non siano state segnalate dal sindaco” al Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e valanghe. Secondo i pm tali informazioni, “avrebbero determinato, ad opera del Comitato, l’immediata sospensione di ogni utilizzo, in stagione invernale, dell’albergo, fino alla realizzazione di idonei interventi di difesa anti valanghe nonché un valido piano di bonifica preventiva degli accumuli nevosi con procedure di distacco controllato”.

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