Ciao Alberto Mieli, ultimo testimone di Auschwitz

Ci lascia uno dei grandi testimoni delle atrocità dei nazifascisti. Aveva 92 anni e a soli 17 fu deportato nel campo di sterminio in Polonia. Una vita come testimonianza, lotta, memoria

Una rosa sui binari del lager
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29 Maggio 2018 - 15.56


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Aveva passato la vita a raccontare la terribile esperienza vissuta in prima persona nei campi di sterminio nazisti. Appena pochi mesi fa insieme alla nipote Ester aveva scritto un libro, “Eravamo ebrei. Questa era la nostra unica colpa” edito da Marsilio. Oggi a 92 anni si è spento a Roma Alberto Mieli, uno degli ultimi sopravvissuti ai campi  nazisti.

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Mieli era nato nella Capitale il 22 dicembre 1925; a soli 13 anni subì le ripercussioni delle leggi razziali: fu cacciato da scuola e poi catturato dai fascisti e dalla Gestapo dopo essere scampato al tragico rastrellamento del Ghetto ebraico di Roma, il 16 ottobre 1943. Prigioniero, fu  deportato prima nel campo di Fossoli e poi, non ancora ventenne, nel campo polacco di Auschwitz-Birkenau da cui riuscì a salvarsi. 

“Non c’è ora del giorno o della notte in cui la mia mente non vada a ripensare alla vita nei campi, a quello che i miei occhi sono stati costretti a vedere”, ha confessato Mieli in occasione dell’uscita del suo libro. Sul suo braccio c’era marcato ancora il numero 180060.

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“Con la scomparsa di Alberto Mieli perdiamo un altro importante testimone dell’orrore della Shoah. Alberto in questi anni è stato un punto di riferimento per tanti studenti nel tramandare il valore della Memoria”. Lo scrive in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ricordando di aver avuto “l’onore di conoscere bene Alberto nelle tante occasioni in cui ha partecipato ai Viaggi della Memoria organizzati in questi anni, iniziative in cui si e’ impegnato per trasformare tanti giovani in nuovi Testimoni. Alla sua famiglia, e alla tante persone che gli volevano bene, vorrei inviare il mio abbraccio, convinto che tutto quello che lui ha fatto in vita non sara’ mai dimenticato”.

 

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“Tra gli ultimi sopravvissuti degli orrori dei campi di sterminio è stato un testimone pieno di umanità e dignità con grande forza di riscatto. La Comunità partecipa intensamente al dolore per la perdita unendosi al lutto della famiglia che ha fedelmente sostenuto la trasmissione della storia”, dice il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni.

“La Comunità – aggiunge la presidente Ruth Dureghello – piange un grande uomo. Pur soffrendo terribilmente, è stato capace di essere guida e riferimento per i più giovani dedicando la sua vita a tramandare la memoria a testimoniare gli orrori della Shoah senza perdere l’ironia e il sorriso. Ci stringiamo intorno alla sua famiglia in questo momento di grande dolore”.

 

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