Chieti, la tragedia di una famiglia normale e i misteri dietro tre morti

La ricostruzione: alle 12 di ieri Marina Angrilli precipita da una casa a Chieti. Alle 14 Fausto Filippone, il marito, preleva la loro figlia Lodovica a Pescara. Poi l'omicidio-suicidio. Ma dietro cosa altro c'è?

Fausto Filippone pochi minuti prima del salto nel vuoto
Fausto Filippone pochi minuti prima del salto nel vuoto
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21 Maggio 2018 - 14.47


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Quello che sappiamo con certezza di questa tragedia assurda lungo il viadotto di Chieti è che ci sono tre morti. Fausto Filippone, 49 anni, era dirigente della Brioni, la casa di moda. Sposato con Marina Angrilli, insegnante di lettere al liceo di Pescara, 51 anni. Entrambi genitori di Ludovica che aveva solo 10 anni. Famiglia normalissima, ora dicono tutti. Sia Marina che Fausto avevano come fratelli due medici conosciutissimi in zona. La coppia abitava in via Punta Penna, a Pescara, in una villetta dove vive anche tutta la famiglia della donna.

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Proviamo a ricostruire. Sono circa le 12 di domenica 20 maggio. Marina muore essere precipitata dal secondo piano di un appartamento di Chieti, di proprietà della coppia e che talvolta veniva affittato agli studenti. Non si sa se Filippone fosse, intorno a mezzogiorno, insieme alla moglie. Non ha chiamato lui il 118, ma il vicini. “Non risulta” che il marito l’abbia accompagnata in ospedale, “anche se sapeva che era caduta”, né, tantomeno, che abbia rilasciato false generalità. “Non ci sono testimoni” per comprendere davvero che cosa è successo sul davanzale di Piazza Roccaraso, tra il motore del condizionatore esterno e una scala lasciata fuori. I due teste presi a verbale hanno detto cose poco rilevanti.
Verso le 14 Fausto Filippone ha prelevato Ludovica, che era con gli zii materni,  dalla casa di Pescara, l’ha condotta fino al viadotto Alento della A/14, con la ragazzina in braccio ha oltrepassato le reti di protezione e l’ha lancita nel vuoto. Un volo di 40 metri.

Poi per ore è rimasto in bilico sul ponte, urlando frasi sconnesse, lanciando un foglio recuperato dagli inquirenti in cui sembra abbia vergato soli dei nomi, ha urlato più volte scusa e infine si è tolto la vita.

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“Non c’era nessun segnale che potesse far pensare ad una cosa del genere. Ludovica era una bambina sveglia e allegra. Era solare come tutti i bimbi. Era bravissima”, dice di Ludovica Rocco Masci, vicepreside dell’Istituto Comprensivo 8 di Pescara. “L’ho conosciuta, perché il prossimo anno avrebbe frequentato la scuola media Tinozzi e aveva chiesto di poter studiare il pianoforte o il clarinetto. Quindi, ho avuto modo di conoscerla in occasione delle prove attitudinali. Dal voto che ha preso sarebbe stata ammessa alla classe di clarinetto. Partecipava al coro della scuola, solo venerdì scorso la bambina che frequentava la quinta elementare si era esibita cantando una canzone di Arisa. E allora cosa è successo?
“Una famiglia senza problemi, con una vita normale. Sentendo familiari e vicini non sono emersi elementi che possano far pensare a problemi familiari o liti. Una famiglia perbene” ha detto il questore, Vincenzo Palumbo. La settimana scorsa i Filippone avevano partecipato alla cena di fine anno dello sci club Aterno di Pescara che frequentavano  da cinque anni. “Erano sereni – racconta il presidente, Mattia Giansante – e Ludovica era particolarmente soddisfatta per aver ritirato la coppa per le gare vinte a fine corso di sci”. Tutto normale. Fausto Filippone non aveva problemi psichici. Era un uomo timido e riservato ma senza ombre, apparentemente. E amava moltissimo la moglie e la piccola figlia. Eppure. Eppure qualcosa di terribile è scattato nella mente di quest’uomo.
Gli investigatori cercano di capire, nella scuola di Ludovica oggi c’è la bandiera a lutto. E a Chieti rimangono tre morti e  storia tanto sconvolgente quanto drammatica. “Era una famiglia normale”, ripetono tutto. La banalità del male probabilmente ha colpito ancora

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