Il sindaco di Genova d'accordo con Forza Nuova: il manifesto anti aborto non si tocca

Marco Bucci pur di non stracciare il cartellone dei ProVita, molto vicini alla destra più estrema, invoca "la libertà di pensiero" e permette che nella sua città aborto e femminicidio vengano correlati

Il manifesto choc dei ProVita
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16 Maggio 2018 - 15.44


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Il sindaco di Genova, Marco Bucci, non smette di dimostrare quello che è. Ovvero un uomo di destra, addirittura di estrema destra in alcuni casi. Vedi le celebrazioni per i Repubblichini del 25 aprile. Questa volta si lava le mani, come Pilato, sul vergognoso manifesto che pagagona l’aborto con il femminicidio. Bucci, nonostante le propteste, fa sapere che l’amministrazione comunale non ha alcuna intenzione di intervenire in merito al cartellone pubblicitario anti-aborto dell’associazione ProVita che ha fatto scoppiare tante polemiche in città. Dopo la levata di scudi di Pd e Cgil, che già ieri avevano chiesto l’intervento del garante dell’infanzia e del difensore civico e criticato il contenuto del manifesto, oggi su Change.org il comitato “Lo decido io” ha lanciato una petizione per chiedere al sindaco di far rimuovere il manifesto, così come ha fatto Virginia Raggi a Roma. A metà pomeriggio erano state raccolte circa 200 firme. Ma Bucci a dispetto di una legge dello Stato, la 194, dice: “C’è la libertà di pensiero e di espressione in Italia, cosa che talvolta a me negano, ma andiamo avanti lo stesso, c’è la libertà, quindi non mi sembra il caso che noi interveniamo su queste cose” Nelle ultime ore, sul tema, si sono espresse anche Forza Nuova e Lega. Il movimento di estrema destra, che in passato è stato più volte associato a ProVita, ha invitato a prendere esempio “da chi non accetta sudditanze alle lobbies abortiste e antipopolari di Bruxelles” e invita la Cgil “a preoccuparsi della difesa dei diritti delle madri piuttosto che a rimuovere un manifesto”. Mentre la Lega, con la presidente della commissione Pari opportunità in Comune Francesca Corso afferma di non capire “dove stia l’offesa nell’affiggere un manifesto che oltretutto non dichiara nulla di falso, preso atto dell’evidente messaggio di invito alla riflessione prima di compiere un gesto estremo come quello dell’aborto”. Complimenti anche alla dottoressa Corso, per giunta una donna, per la scarsissima sensibilità sull’argomento.

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