Il giornalista Rai fa gli auguri a Hitler e non si indigna nessuno
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Il giornalista Rai fa gli auguri a Hitler e non si indigna nessuno

Non scende in campo l'Ordine, la Federazione della Stampa, il sindacato dei giornalisti dell'azienda pubblica. E anche viale Mazzini commenta con un comunicato prudente. Come mai?

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21 Aprile 2018 - 08.57


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di Adelmina Meier

Indigna che un giornalista del servizio pubblico possa pensare di fare gli auguri ad Hitler sui social, ancor di più indigna che non ci sia la dovuta indignazione della categoria a cui il nostalgico appartiene. In tutte le sue espressioni, l’ordine ( quello dei famosi corsi di aggiornamento, spesso sui temi della legalità),il sindacato, e il sindacato dei giornalisti Rai. Ed ancora l’organismo sindacale della testata di appartenenza del giornalista nostalgico e del direttore di RaiSport, che dovrebbe essere di cultura democratica. Come ha notato Michele Anzaldi, PD, segretario della Commissione di Vigilanza nella passata legislatura, non è possibile che sia accaduto quel che è accaduto all’interno del servizio pubblico radiotelevisivo di “un Paese in cui Presidente ha nominato senatrice a vita una vittima del nazismo come Liliana Segre”. Cosa ha fatto Lorenzo Leonarduzzi di RaiSport ? Ha pensato bene di fare gli auguri ad Hitler nel giorno del compleanno di quella mente malata che si intestò l’Olocausto.

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Tra un’auto da corsa e tanti post da holligans, il nostalgico giornalista sportivo sulla sua pagina FB ha altri post del simpatico “genere nazifascista”. Non tutti cancellati. In uno si ricorda che “è destino dei coraggiosi essere uccisi dai vili”, frase tra le più ricorrenti nell’antologica nera. In un altro si lamenta che le leggi della Repubblica italiana puniscano il saluto fascista. Insomma, un tipo. In ultimo, gli auguri dello stesso tenore di quelli del preside rimbalzati nella mattinata di ieri su tutti i media. Post fotografato e rilanciato da Anzaldi. Nel pomeriggio di venerdì il “gesto coraggioso” del giornalista Rai, prontamente notato dal parlamentare del PD e da lui denunciato sulla pagina Facebook: “Anche alla Rai qualcuno festeggia la nascita di Adolf Hitler – ha scritto Anzaldi commentando il post di Leonarduzzi – Parliamo di un giornalista che lavora per il servizio pubblico in un Paese in cui Presidente ha nominato senatrice a vita una vittima del nazismo come Liliana Segre”. Aveva aggiunto Anzaldi, anticipando una iniziativa politica in Parlamento:”Semmai la Commissione Vigilanza Rai tornerà a funzionare, sarebbe opportuna un’audizione dei componenti Cda della Rai per sapere che cosa pensino dell’episodio. Ma è probabile che l’azienda – concludeva – risolverà il caso prima con un comunicato stampa”.

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E nella serata di ieri – nel silenzio praticamente totale – in effetti, eccolo il comunicato della Rai. Gli ‘auguri’ di buon compleanno in tedesco nel post di Leonarduzzi non riportano il riferimento al numero 129 (gli anni che avrebbe compiuto Hitler oggi) e la Rai si aggrappa a questo per ritenere “impensabile” che quel post sul sito Fb privato di un giornalista “possa essere stato realmente indirizzato alla figura di Hitler”. “Se così fosse- è costretta ad aggiungere la nota – l’azienda prenderà iniziative adeguate alla gravità del caso”. Ovviamente la Rai sottolinea che “Non può comunque essere certo un post su un social network a mettere in discussione il ruolo svolto quotidianamente dal Servizio Pubblico nel contrasto all’apologia del nazifascismo e nella trasmissione dei valori connessi alla Memoria e contro ogni forma di discriminazione e odio”. Ovvio. Resta il fatto che un giornalista del servizio pubblico – senza quel coraggio da lui tanto richiamato che avrebbe dovuto spingerlo a precisare di mandare l’augurio alla “buonanima” – abbia potuto fare quel che è stato fatto. Intanto, aperta una istruttoria, basterebbe convocarlo per chiedergli a chi faceva gli auguri. Nell’occasione chiedergli anche se davvero pensa che nell’Italia democratica nata con la Liberazione dal nazifascismo si possa liberamente fare il saluto fascista. Quindi, richiamarlo all’incompatibilità tra servizio pubblico e propaganda fascista. La pagina Facebook di ognuno è personale ma entra nei social, e pensieri e deliri viaggiano urbi et orbi. Così, per mettere in chiaro le cose. Per il resto, indignano anche i silenzi. A chi tace e non si indigna va ricordato che le vie della connivenza sono infinite.

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