Trasforma la casa in un centro d'accoglienza e va a vivere in canonica

Il professore aveva preso nella sua abitazione sei africani. Ora la scelta di andare in parrocchia con la famiglia e di aiutare i bisognosi

Rifugiati
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3 Dicembre 2017 - 11.33


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Una storia incredibile di altruismo: due anni fa ha accolto nella sua casa sei rifugiati africani. Ora ha deciso di lasciar loro tutto lo stabile per trasferirsi con moglie e quattro figli nella canonica del prete locale. Succede a Camalò di Povegliano, nel Trevigiano, dove il professor Antonio Calò, da tempo attivista per i diritti umani, traslocherà durante il periodo del Natale nella parrocchia di Santa Maria del Sile, lasciando la casa affinchè diventi un centro d’accoglienza per immigrati, disoccupati e disagiati d’ogni genere.
Una scelta unica, che mira da un lato a favorire l’integrazione e dall’altro cerca di aiutare l’anziano sacerdote, don Giovanni Kirschener. “Sarebbe bellissimo se riuscissero a ricongiungersi con i loro famigliari. Così la mia casa potrà diventare una casa africana” ha commentato il professore al Gazzettino di Treviso.
Un esperimento deciso in accordo con il vescovo della città, don Gianfranco Agostino Gardin. “Ci sono delle fragilità e delle fatiche nella condizione di prete, un tempo compensate dal contesto familiare in cui vivevano i sacerdoti” ha risposto don Giovanni a chi gli chiedeva di commentare la novità.
“Non andremo a sostituire nessuno – ha precisato Calò – rimarremo una famiglia, diciamo indipendente. Ma è bello, e in questo voglio far percepire tutta la mia gioia di fronte a quest’avventura, unire due luoghi d’incontro, la canonica e la famiglia, entità votate all’ accoglienza”.

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