La morte annunciata di Ester Pasqualoni è il simbolo del fallimento della giustizia

Troppo spesso le grida di dolore delle persone perseguitate non vengono ascoltate. Ora bisogna davvero cambiare

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Gianni Cipriani Modifica articolo

22 Giugno 2017 - 16.53


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Ester Pasqualoni è stata brutalmente uccisa. Un omicidio annunciato e che nessuno ha saputo o voluto o potuto impedire.
Ester Pasqualoni poteva essere nostra sorella, o nostra madre, o nostra moglie, fidanzata, amica. Perché la violenza che ha portato tragicamente via la dottoressa abruzzese è un male che sta in mezzo a noi e, forse, molte volte più vicino di quanto possiamo immaginare.
Commetteremmo un grave errore nel pensare che queste storie possano riguardare solo gli altri. Non è cosi. Nessuno ne è immune.
La morte del killer non chiude questa storia. Perché quello che è accaduto, oltre all’orrore umano e al dolore di chi la conosceva e le voleva bene, è il grande senso di sconfitta che avvertiamo come comunità di persone e la terribile sensazione di fallimento della Giustizia, sentendo il racconto di denunce archiviate e di un persecutore libero di trasformare in un incubo la vita della sua vittima fino al gesto estremo di ucciderla.
Questa morte – l’ennesima – non può rimanere senza risposte. La legge, se c’è, non basta. O non viene correttamente applicata. O lascia troppi margini di dicrezionalità.
Qui non si tratta di introdurre norme liberticide che possano far finire in galera innocenti, magari falsamenti accusati. Qui si tratta di fermare gli stalker e gli ex violenti senza sconti e senza sottovalutazioni. Non si possono trattare vicende simili come se si trattasse di una denuncia di smarrimento; non si possono far gestire vicende simili da chi – in alcuni casi – non ha né strumenti culturali, né empatia per comprendere davvero l’angoscia delle vittime.
Occorre uno scatto di qualità. Forze dell’ordine sempre più preparate e qualificate per poter trattare queste materie; pubblici ministeri attenti e che ci pensino bene prima di archiviare.
Tante cose si possono fare. Meno una: lasciare le cose come stanno.
Il parlamento italiano potrebbe ritrovare un minimo di dignità disponendo un’indagine conoscitiva; una valutazione di cio che è accaduto in questi anni per poter individiare rimedi e soluzioni, migliorare leggi e norme.
Gli omicidi e femminicidi annunciati sono ancora più devastanti e destano una rabbia ancora più acuta. Troppi stalker, troppa violenza contro le donne. E troppe volte la giustizia è arrivata quando non c’era più nulla da fare.
Fate presto, prima di dover piangere altre vittime circondate impunemente da quelli che domani saranno i loro assassini.

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