Ius Soli, le bufale che gli xenofobi nostrani stanno mettendo in giro

C’è chi evoca il pericolo di una sostituzione etnica, chi parla di cittadinanza facile e chi di islamizzazione della società. Ma cosa dice davvero il testo in discussione al Senato?

Ius soli- immagine d'archivio
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20 Giugno 2017 - 09.56


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E’ stata incardinata in Senato, ora per la riforma della cittadinanza manca solo “l’ultimo miglio” come ha sottolineato la relatrice Doris Lo Moro. Ma la nuova legge per diventare cittadini italiani continua a far discutere e sono molte anche le informazioni false che si stanno diffondendo in queste ore. C’è chi evoca il pericolo di una sostituzione etnica, chi parla di cittadinanza facile e chi di islamizzazione della società. Ma cosa dice davvero la nuova legge? E quali conseguenze avrà nella società italiana?

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Lo “sbarco delle partorienti”: verranno tutti qui perché la cittadinanza sarà automatica. Da quando si è iniziato a parlare di una nuova legge sulla cittadinanza che introducesse anche in Italia, come in altri paesi, il principio dello ius soli alla nascita, la prima opposizione di chi rivendica una cittadinanza esclusivamente per ius sanguinis, è che molti migranti verranno in Italia sono per far nascere qui i loro figli, che con la nuova legge diventeranno automaticamente italiani. Ma quello che viene introdotto con la riforma della 91/92  non è uno ius soli puro (come negli Usa) ma uno ius soli temperato. Potranno diventare cittadini italiani alla nascita, cioè, solo i bambini che nascono in Italia da genitori regolarmente residenti (almeno da 5 anni senza interruzioni) con permesso di soggiorno CE di lungo periodo (ex Carta di soggiorno). L’acquisizione non riguarda chi soggiorna in Italia per motivi di studio o formazione professionale o chi ha una qualche forma di protezione internazionale (umanitaria, sussidiaria, asilo). Non sarà possibile dunque per le persone appena sbarcate nel nostro paese usufruire della nuova normativa. Potranno farlo solo i migranti che hanno intrapreso nel nostro paese un percorso: per ottenere un permesso di lungo periodo servono infatti alcuni requisiti precisi, come un reddito pari all’assegno sociale annuale (circa 6000 euro nel 2017), una conoscenza della lingua italiana, una fedina penale pulita, un alloggio idoneo. Oltre al principio dello ius soli temperato, la nuova legge introduce lo ius culturae per chi arriva entro il compimento dei 12 anni di età: il principio prevede la frequenza di almeno un corso di studi in Italia (5 anni di scuola). In entrambi i casi l’acquisizione della cittadinanza non è automatica, ma serve una richiesta inoltrata dal genitore (che deve avere una residenza legale), oppure dall’interessato entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.

Il rischio islamizzazione. L’altro spettro evocato da chi non è favorevole a un cambio delle regole nell’acquisizione della cittadinanza è il rischio di un’islamizzazione della società italiana. In realtà uno studio sulla realtà multi religiosa in Italia, realizzato dal centro studi Idos, smonta l’idea diffusa che i migranti in Italia siano in prevalenza musulmani. Secondo l’indagine, che fa riferimento all’intera popolazione straniera regolarmente residente in Italia (quella cioè che potrebbe avere accesso alla riforma) alla fine del 2014, circa 5.014.000 persone, i migranti regolari cristiani sono quasi 2 milioni e 700 mila, mentre i musulmani più di 1 milione e 600 mila. Ci sono poi i fedeli di religioni orientali (induisti, buddhisti, sikh e altri) che sono più di 330 mila, gli ebrei circa 7 mila, quelli provenienti da aree in cui sono diffuse le religioni tradizionali 55 mila, gli appartenenti ad altri gruppi religiosi più difficilmente classificabili 84 mila, mentre ammontano a 221 mila gli atei e gli agnostici. L’indagine spiega che rispetto al 2013, la consistenza dei diversi gruppi religiosi si è incrementata numericamente, anche perché è aumentata la popolazione straniera. Rispetto all’incidenza percentuale di ciascun gruppo religioso, però, i cristiani regolari sono in aumento di 6 punti decimali, registrando il 53,8 del totale (più della metà), mentre i musulmani risultano in calo di 9 punti decimali (32,2 del totale, quasi 1 su 3). “E’ chiaramente infondata la paventata invasione religiosa, considerato che gli immigrati sono per lo più cristiani, tra i quali comunque gli evangelici, pur meno numerosi degli ortodossi (che superano anche i cattolici), costituiscono una consistente e crescente realtà” si legge nel rapporto.

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Lo spettro della sostituzione etnica. In questi giornisi è parlato anche molto di un rischio di sostituzione etnica: gi italiani verrebbero sostituiti dai migranti dato che acquisire la cittadinanza nel nostro paese sarà facile ed automatico. Nei fatti però la legge in discussione in Senato non riguarda tutti i migranti regolarmente residenti ma solo i minori, cioè i figli dei migranti nati o cresciuti in Italia. Solo alcuni maggiorenni, inoltre, potranno usufruire della normativa grazie a una norma transitoria che rende il provvedimento retroattivo. Non cambiano, invece, le regole per la naturalizzazione degli adulti, che dovranno far riferimento sempre alla legge 91/92 (dieci anni di residenza legale e ininterrotta). Quanto ai numeri, secondo i dati Istat sono circa un milione i minori stranieri in Italia. In particolare, uno studio della Fondazione Moressa ha tentato di quantificare il numero dei possibili beneficiari della nuova normativa: cioè i figli dei migranti con permesso Ce di lungo periodo e gli studenti stranieri delle scuole italiane. L’indagine spiega che nell’immediato, con l’introduzione dello ius soli temperato, potrebbero acquisire la cittadinanza italiana i figli di immigrati nati in Italia dal 1998 ad oggi (ovvero ancora minorenni) i cui genitori risiedano in Italia da almeno 5 anni, e che sono circa 600 mila. Inoltre, grazie allo ius culturae, rientrerebbero nella riforma circa 178 mila alunni nati all’estero che abbiano già completato 5 anni di scuola in Italia. Considerando poi che i nati stranieri in Italia negli ultimi anni si sono attestati tra i 70 e gli 80 mila, si può prevedere il numero di beneficiari dei prossimi anni. Mantenendo fissa la stima dei nati da genitori residenti da oltre 5 anni (65 per cento del totale), è possibile calcolare una quota di 45-50 mila potenziali nuovi italiani ogni anno per ius soli e 10-12 mila bambini nati all’estero e iscritti a scuola. Numeri molto bassi per parlare di sostituzione etnica.

Legge inutile: hanno già tutti i diritti, lo ius soli esiste già. I delatori della legge parlano anche di una legge inutile che non cambierebbe di molto la vita delle persone. In effetti la legge 91/92 introduce già una forma di ius soli, riconoscendo la cittadinanza secondo il principio del luogo di nascita, ai figli degli immigrati nati qui o arrivati minorenni, ma solo al compimento della maggiore età. Si tratta, quindi, di una sorta di naturalizzazione che prevede una richiesta di cittadinanza in cui si deve dimostrare di aver risieduto “legalmente e ininterrottamente” in Italia per 18 anni. Nel frattempo, fino all’ottenimento della cittadinanza (che può richiedere anche diversi anni), questi ragazzi non possono godere di alcuni diritti fondamentali, come il diritto di voto, non possono partecipare ai concorsi pubblici o iscriversi ad alcuni albi professionali riservati ai cittadini italiani. Non solo, ma per poter risiede sul suolo italiano devono rinnovare ciclicamente il permesso di soggiorno. Con la nuova legge, invece, la cittadinanza per ius soli temperato si potrebbe richiedere già dopo la nascita, o comunque in tenera età per chi usufruisce dello ius culturae. In queste settimane i ragazzi di Italiani senza cittadinanza hanno più volte spiegato l’importanza della riforma in diversi flash mob ed eventi pubblici. “È la prima legge che stabilisce un percorso ad hoc per chi non è nato in Italia ma che in Italia è cresciuto, e che al momento per godere dei pieni diritti e non solo dei pieni doveri, deve dimostrare un reddito (anche se non è venuto in Italia a lavorare perché arrivato in tenera età) o sposarsi. Ossia seguire esclusivamente gli stessi percorsi dei propri genitori immigrati, per venire riconosciuto quello che già è: italiano– spiega Paula Baudet Vivanco, tra i portavoce del movimento. “Abbiamo deciso di alzare la voce, travestiti da fantasmi, perché così ci sentiamo in un paese che non ci riconosce come cittadini – sottolinea Arber Agalliu. Nato in Albania, è arrivato in Italia all’età di 8 anni, oggi ne ha 28 ma sta ancora aspettando di poter prendere la cittadinanza italiana. “Sono vent’anni che vivo qui, ho fatto tutte le scuole qui, ma sono ancora considerato uno straniero. I tempi di attesa per il riconoscimento sono lunghissimi, la riforma della legge serve, e serve ora”.

Italiani contrari, la legge sulla cittadinanza non è una priorità. Si parla spesso anche di una legge che non incontra il favore degli italiani. Ma come ha sottolineato anche monsignor Nunzio Galantino, intervenendo a un incontro della Repubblica delle idee, secondo un’indagine di Demos “tre italiani su quattro sono favorevoli alla cittadinanza di coloro che nascono in Italia”. “E’ chiaro – ha detto il segretario della Cei – che questo fa venire l’orticaria a chi ha impostato tutta la politica e la richiesta di consenso sul contrario”. Anche un’indagine dell’Istat del 2012 dal titolo “I migranti visti dagli italiani” parla del 72 per cento dei cittadini favorevoli all’acquisizione della cittadinanza per i figli dei migranti. Inoltre per la riforma della cittadinanza il movimento L’Italia sono anch’io ha depositato un disegno di legge di iniziativa popolare, per il quale sono state raccolte oltre 200mila firme. (Eleonora Camilli)

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