Trentacinque anni fa quel discorso che passò alla storia e quel malore che ci strappò Berlinguer
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Trentacinque anni fa quel discorso che passò alla storia e quel malore che ci strappò Berlinguer

Le parole del suo ultimo discorso sono un manifesto «Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda».

Enrico Berlinguer
Enrico Berlinguer
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Veronica Matta Modifica articolo

25 Maggio 2017 - 19.20


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“Sono passati trentacinque anni da quel giorno, 35 anni di questione morale, 35 anni di rabbia e oblio” ma il personaggio di Enrico Berlinguer è sempre attuale. Politico dei nostri giorni per eccellenza, Berlinguer ha rappresentato la parte migliore dell’Italia e della Sardegna, perché l’ha espressa nelle istituzioni con il rigore e la coerenza della sua vita.
In un mondo come quello di oggi dove le parole e l’apparire non corrispondono alla sostanza della persona che la rappresenta, persone come Berlinguer (e non solo lui) mai avrebbero potuto affermare dei principi formali che non corrispondessero alla loro integrità personale. Non è che il mondo politico italiano fosse allora migliore di quello che c’è adesso, ma era diverso. La politica non era né spettacolo né tentativo di giustificare l’ingiustificabile, ma era politica preparata che parlava avendo qualcosa da dire, esprimendo la volontà del sentire popolare.
Ha messo in luce il valore della serietà. Per chi volesse avere una lezione sul “senso del dovere”, consiglierei la visione e l’ascolto dell’ultimo comizio a Padova del 7 giugno 1984 (anno in cui il Pci supera per la prima e unica volta la Democrazia Cristiana) in cui Enrico Berlinguer colto da un ictus, sul palco di Piazza della Frutta, palesemente provato dal malore sopraggiunto, lasciava alle generazioni future la frase appena pronunciata: «Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda», nonostante la folla, in forma corale lo esortasse urlando “Basta Enrico!”, lui continuò il discorso fino alla fine. Alla fine del comizio Enrico Berlinguer venne accompagnato in albergo, dove si addormentò entrando in coma. Morì l’11 giugno in ospedale, in condizioni drammatiche, a causa di un’emorragia cerebrale.
E’ passato alla storia il commovente e sentito bacio sulla fronte del Presidente Sandro Pertini che riuscì a vederlo per un’ultima volta nella stanza d’ospedale: «Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta». Un milione di persone il 13 giugno, partecipò ai funerali di Berlinguer, tra lacrime e applausi.
A tutt’oggi il nome di Berlinguer è sinonimo di politico di razza, onesto, non doppiogiochista. Lui è stato l’immagine della Sardegna, forse (e per fortuna) anche più di Cossiga. Lui rappresentò in Italia la sua Sardegna: seria, affidabile, di poche parole.
La sobrietà, il rispetto delle istituzioni furono parte integrante della sua personalità, e i sardi non possono che essere grati ad una figura che ha valorizzato la Sardegna e il suo popolo, esprimendone l’anima migliore.
Sarebbe interessante, avere oggi un Berlinguer che combatte per l’Italia e per il popolo sardo in un mondo così globalizzato ed europeizzato in difesa della libertà e dei diritti democratici, anche “per chi comunista non è, anche per chi è avversario”.
Ecco il video dell’ultimo comizio

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