Un catalogo online con donne "in vendita": rabbia e indignazione

Rubati 1.200 profili di donne single dai social network. Le vittime, a loro insaputa, si ritrovano in un e-book

Donne oggetto
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

12 Maggio 2017 - 11.03


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Se sei donna e single e decidi di scriverlo sulla tua pagina Facebook devi sapere che qualcuno può usarti come merce di scambio da inserire in un catalogo dove (come un oggetto, una schiava) altri uomini, in cerca di “compagnia”, potranno accedere e conoscere i tuoi dati e magari contattarti se sei di loro gradimento. 

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Fa orrore ma a me non scandalizza. Questa società oggettivizza la donna come esclusivo strumento sessuale da sempre, e l’emancipazione che in questi decenni abbiamo conquistato con tanta fatica non ci fa percepire – ancora e purtroppo -da gran parte del genere maschile come persone ma come auto in vetrina. Siamo cose da tirare a lucido e mostrare agli amici al bar magari attraverso uno smartphone con cui molti di loro ci hanno fotografato nude a nostra insaputa. Di maschi così è pieno il mondo e anche l’Italia.

Ma veniamo alla notizia. Decine di ragazze di Lecco che sul loro profilo Facebook, come accennavo,  si sono dichiarate single si sono ritrovate a loro insaputa in un catalogo online di donne “disponibili”. Basterebbero infatti sono sei euro e 74 centesimi , iva esclusa, per acquistare l’e-book di ben 95 pagine su un sito di self publishing.

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Gli autori sono al momento sconosciuti. Le ragazze invece chiaramente identificabili sono 1218 e tutte le loro informazioni sono “presenti in pagine internet pubblicamente accessibili con la sola condizione di possedere un account Facebook”, viene spiegato a inizio volume.

L’idea deve aver avuto successo – anche se non è noto quanto sia stato venduto – dato che anche le ragazze di Monza e Brianza sono finite in un nuovo catalogo che “vanta” 734 volti con relativi link ai profili Facebook.

Per fortuna in tanti sono rimasti inorriditi. Il consigliere comunale di Olginate Andrea Secchi si è detto inorridito nel vedere “donne indicate come disponibili in vendita al costo di una birra. È avvilente e pericoloso, scandaloso e imbarazzante”.

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La Consigliera di parità della Provincia di Lecco: “Trovo l’iniziativa aberrante e forse se ci metto un attimo di studio e di approfondimento si può rinvenire anche qualche aspetto penale nel comportamento degli autori “geniali” di questo catalogo — promette Adriana Ventura —. Il rispetto della dignità della persona, fondamento della nostra Costituzione, è un grande diritto. Fare pagare il catalogo, e per di più senza avere acquisito il consenso delle protagoniste “utilizzate”, significa mercificare la figura della donna single come un qualsiasi prodotto di consumo pronto all’acquisto. Mi riservo di intraprendere le azioni che il caso richiede. Fin da ora invito tutte le donne coinvolte a contattare il mio ufficio per definire insieme un’azione decisa a tutela della propria dignità”.

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