Roma, un suicidio non assistito al centro clinico di Colle Cesarano
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Roma, un suicidio non assistito al centro clinico di Colle Cesarano

E’ accaduto il 6 ottobre 2016 in un reparto obbligato all’intervento su 24 ore, mentre il personale sanitario impegnato nella pulizia delle scale.

L’ingresso del centro clinico di Colle Cesarano
L’ingresso del centro clinico di Colle Cesarano
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9 Ottobre 2016 - 16.52


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di Giuliano Girlando

S’è impiccato. Era ricoverato in una clinica. Nessuno è intervenuto ma nessuno avrebbe potuto badarci. Era la notte del 6 ottobre.  Ed il paziente un ospite di “Colle Cesarano”. Del reparto “SRSR h24”, che sta a significare assistenza ininterrotta durante le 24 ore. Riferiscono gli addetti che in quel turno erano invece presenti un tecnico di psicologia (a partita Iva) e un Ota (operatore tecnico assistenza). Nemmeno un infermiere salvo quelli incaricati di pulire le scale. Tutto il piano conta 70 degenti. Favorito così dall’assenza di controlli, il poveretto ha avuto tutto il tempo per eseguire il disegno. Poco meno di due mesi già un altro paziente di 35 anni fu trovato privo di vita all’interno del perimetro della casa di cura.

Tutto sarebbe passato sotto silenzio (e coperto dal segreto istruttorio all’indomani delle conclusioni dell’indagine già avviata dalla polizia di Tivoli) se non fosse intervenuta la denuncia del “Sicel sanità privata”, il sindacato autonomo che continua a incalzare la titolare del centro clinico, la “Geress srl” (e la Asl Rm5, e la Regione Lazio…) sul mancato rispetto delle normative, degli organici e delle mansioni. Tutto ciò in un luogo di cura nel quale la centralità del disagio psichico obbliga a osservare scrupolosamente quanto previsto dal protocollo. A Colle Cesarano, denuncia il Sicel, avviene che un tecnico psicologo somministri farmaci, trascinando il carrello stanza per stanza, o che gli operatori socio-sanitari (gli OSS) siano incaricati di lavare le scale, di pulire gli spazi comuni, le medicherie, sale ricreative e persino aree esterne.

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Il “SRSR h24” non è l’unico reparto in grave crisi. Il suo equivalente a mezzo tempo, l’“SRSR h12”, rimane senza alcun presidio dalle 20 alle 8 del mattino. Secondo quanto riportato nella denuncia, i reparti vengono lasciati in gestione a poco, e forse nemmeno adeguato personale formato e inquadrato con contratti a tempo determinato o partita Iva. Nella struttura ci sono gli stessi ospiti che c’erano prima della riorganizzazione (come ad esempio nella RSA – residenza sanitaria assistenziale, che continua ad ospitare disagiati psichici).

L’auspicio è quello di un intervento puntuale, un’ispezione della Asl Rm5 in stretta connessione con il ministero della Salute. Se la denuncia corrisponde alla realtà, quello che sta avvenendo all’interno di una struttura che conta dell’accreditamento dal 2013 , non può lasciare il commento e il giudizio ai soli punti interrogativi. Le risposte ai “come” e ai “perché” un poveretto possa suicidarsi all’interno di una casa di cura alla quale vengono corrisposti circa 8 milioni di euro annui dalla Regione, deve fornirle Nicola Zingaretti: il vanto di un modello di sanità del Lazio privo di pecche provi il riscontro a Colle Cesarano.

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