Una musulmana si toglie il velo durante la messa: "Non abbiate paura di noi"

Un messaggio di pace forte che noi donne giovani occidentali non possiamo comprendere fino in fondo ma che una suora o una nostra nonna del sud capirà alla perfezione.

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Claudia Sarritzu Modifica articolo

31 Luglio 2016 - 16.54


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di Claudia Sarritzu

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@ClaudiaSarritzu

Quante volte abbiamo sentito commentare: “Perché una donna cristiana in un Paese arabo deve indossare il velo e le donne arabe in Italia però lo portano ugualmente?”. Come se fosse un insulto alla nostra cultura un fazzoletto sulla testa, lo stesso che portava Catherine Deneuve in tantissimi dei suoi film. Ma lei era una star di Hollywood e quella era moda direbbero le iene da tastiera…

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Commenti sciocchi, direte, come i tanti che dobbiamo leggere sui social tutti i giorni, mai filtrati dalla ragione e partoriti dall’ignoranza dell’altro, del diverso.

Oggi una donna musulmana a Ventimiglia, terra di confine, di sogni infranti, di frontiere che non vogliono cadere, con un gesto molto significativo ha dato una rsiposta ai tanti diffidenti sparsi per l’Europa, ai “non sono razzista ma…”

Una donna che ha scelto di portare il velo oggi in una Chiesa ha scelto di toglierselo, ha detto “sono uguale a voi e questo simbolo non deve farvi paura”. Dice di esserselo tolta in segno di rispetto verso i fedeli cristiani, ha preso la parola e ha raccontato che quando lo porta sul lungomare qualcuno le grida “terrorista”, poi ha invitato musulmani e cristiani a non avere paura gli uni degli altri “perchè siamo tutti fratelli e sorelle”.

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Ha parlato ai cristiani con il verbo dei cristiani, lei musulmana invece che offendersi per gli insulti ci ha insegnato il porgi l’altra guancia. Ha fatto quello che ha professato Gesù, non ha odiato chi la odia. Ma ha fatto Lei ancora una volta un sacrificio, un altro passo verso chi umilia lei e la sua religione, confondendola con il terrorismo. Pensate di togliervi la croce di fronte a chi vi considera un pericolo solo per il fatto di portarla, di mostrare il vostro collo senza quella catenina a cui tenete tanto. Quanti cristiani sarebbero stati disposti a farlo?

E’ accaduto durante la messa celebrata da padre Francesco Marcoaldi, impegnato nel dialogo tra religioni, alla quale ha partecipato una delegazione di musulmani di origine magrebina guidata dall’ imam Mohmed Babi per condannare gli atti terroristici in Europa e per esprimere solidarietà e cordoglio per l’omicidio di padre Jacques Hamel a Rouen.

Per noi ragazze italiane forse non ha un valore, per lei sì. Un grande messaggio simbolico che possono capire solo le suore o le donne anziane del sud che con il velo ci hanno trascorso una vita intera. Ci sono le donne obbligate e quel velo diventa una gabbia, ma poi ci sono le donne che scelgono di portarlo e quel velo è la loro libertà. E noi non abbiamo il diritto di giudicare. Molti di noi non capiscono l’esigenza di una donna musulmana di indossare liberamente questo indumento così lei che è davvero libera dai pregiudizi, ha riposto con il dialogo, “me lo tolgo io, perché voi possiate non aver paura e capire che sotto questo velo c’è una vostra sorella”. 

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Un altro islamico ha detto che “siamo qui per manifestare contro il terrorismo e per dire che il terrorismo non ha paese: può essere cristiano, musulmano, ebreo o buddista” riscuotendo l’applauso dei fedeli cristiani. Nella chiesa di San Nicola don Marcoaldi ospitò i migranti ai quali il sindaco vietò di accamparsi lungo il fiume Roja e nei giorni scorsi si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle cariche per la comunità islamica. Nella vicina Sanremo, l’imam Abu Bakr Moretta, responsabile per la Liguria del Coreis, ha partecipato nella chiesa di frazione San Giacomo alla messa officiata dal vescovo diocesano Antonio Suetta alla presenza di una delegazione della locale comunità islamica. “Quella di oggi è una risposta effettiva e concreta all’Islam estremista, in quanto ciò che colpisce in questi efferati atti barbari, è che sono andati a tentare quello che è il cuore del Cristianesimo” ha detto. “L’incontro avviene nella semplicità di una piccola comunità cristiana, dove oggi si celebra il sacramento della ‘confermazione’ – ha affermato il vescovo -. Questo ci riconduce al contesto cui è avvenuto l’omicidio di padre Jacques Hamel”.

Le Messe di oggi sono state un miracolo e i centinaaia di segni di pace scambiati tra le religioni un punto di partenza. Ora davvero siamo tutti insieme, contro l’orrore.

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