17enne sgozzato, assassino confessa: ero geloso, volevo punirlo

In 45 minuti l''amicizia colpevole' tra Ambra e Ismaele è stata punita. Come se nulla fosse i due amici, dopo aver giustiziato lo studente sono andati a fare il bagno al fiume. <br>

17enne sgozzato, assassino confessa: ero geloso, volevo punirlo
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22 Luglio 2015 - 14.11


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Quarantacinque minuti. Questo il tempo necessario per attirare con una trappola e uccidere Ismaele Lulli, lo studente di 17 anni di Sant’Angelo in Vado, trovato sgozzato in un boschetto a pochi chilometri dalla sua città. La ricostruzione effettuata dagli inquirenti non lascerebbe dubbi, anche per via di una serie di errori grossolani che i due albanesi, Igli Meta e Mario Nema, hanno commesso. “Ti passiamo a prendere in macchina e andiamo al fiume per fare il bagno”, gli hanno scritto via sms per attirarlo in trappola. Sul cellulare della vittima, infatti, ci sono le impronte digitali che il Ris attribuisce ai due albanesi. Una volta in macchina, Ismaele è stato condotto alla Croce, il luogo della sua esecuzione: la mano che l’ha ucciso, che per gli inquirenti è quella di Igli Meta, ha usato un’arma tagliente, molto probabilmente un coltello, che non è stato ancora ritrovato. Un colpo secco tirato alle spalle della vittima, che è rimasta quasi decapitata. Quarantacinque minuti dopo, dunque, l'”amicizia colpevole” tra Ambra e Ismaele era stata punita. E come se nulla fosse i due amici albanesi, dopo aver giustiziato lo studente vadese, sono andati a fare il bagno al fiume.

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“Il mio assistito – ha detto l’avv. Asole – si è assunto la responsabilità e ci tiene a dire che da parte sua non c’era nessuna volontà di uccidere. Ha ammesso di aver attirato la vittima ma solo per dargli una lezione, per un motivo passionale. La situazione gli è poi sfuggita di mano”. La difesa punta a chiedere un rito alternativo e ad escludere la premeditazione: “ammettiamo che c’era del nastro adesivo da pacchi (con cui i presunti assassini hanno cercato di legare Ismaele, ndr), che c’erano dei guanti, ma che tutto era destinato ad altro scopo”, quello, appunto, di spaventare la vittima probabilmente con una messinscena.

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“Il ragazzo mi ha pregato di dire – ha concluso il legale – che chiede perdono alla famiglia e alla cittadinanza. E’ fortemente provato e sa quello a cui andrà incontro”. Dopo l’interrogatorio Igli Meta accompagnerà i carabinieri nel luogo in cui ha gettato l’arma del delitto, un coltello a serramanico. Meta ha deciso di confessare dopo essere stato “preso da confusione mentale”.

Davanti agli inquirenti aveva fatto scena muta ed era parso, riferiscono fonti investigative, piuttosto sicuro di se’, se non “strafottente”. “Ci guardavano – ha detto il col. Antonio Sommese del Comando provinciale dei Carabinieri di Pesaro Urbino in conferenza stampa – come se dicessero: ‘perché, che è successo?”.

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