Il dramma dei migranti davanti ai nostri occhi

I profughi alla stazione Tiburtina e quelli alla stazione Centrale in piazza Duca D'Aosta a Milano. Due drammi figli della stessa terribile storia.

Il dramma dei migranti davanti ai nostri occhi
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11 Giugno 2015 - 19.11


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Oggi l’informazione tratta due notizie molto simili: i profughi alla stazione Tiburtina e quelli alla stazione Centrale in piazza Duca D’Aosta a Milano. Due drammi figli della stessa terribile storia, un continente affamato e in guerra da cui scappare anche rischiando la propria vita.

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“Siamo qui perché non abbiamo i soldi per il biglietto, 120 euro per la Germania”, ha detto un ragazzo eritreo. Altri, che forse hanno già ricevuto il denaro, pensano “di partire domani: prendiamo il treno e arriviamo in Germania. Non ci fanno entrare? Va bene, allora andremo in Olanda”. E poi spiegano quello che molti italiani, ubriacati dall’odio, dalle parole di Salvini e della politica in cerca di voti “di pancia”, non sanno: “La Libia è un posto orribile, è pericoloso. Siamo felici di essere riusciti ad arrivare in Italia. Adesso aspettiamo i soldi per andare avanti.” Al collo la maggior parte di questi giovani porta un rosario, altri avevano croci tatuate sulle braccia. “Siamo cristiani in Libia avevamo paura ci tagliassero la testa”.

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Li potevi trovare fino a poche ore fa nel largo Guido Mazzoni, nei pressi della stazione Tiburtina. Poi è arrivata la polizia per lo sgombero e hanno lasciato i marciapiedi e le panchine dove sono rimasti per circa quattro giorni, in fretta e furia. In molti sono scappati per non lasciarsi identificare. Diciotto eritrei sono stati portati all’ufficio immigrazione, gli altri sono fuggiti.

Un ragazzo racconta “In Italia si sta bene, ma io punto ad andare in Germania. Ho lasciato mia moglie in Etiopia, spero mi possa raggiungere tra un paio d’anni”. E poi continua una ragazza, “per mangiare, chi ha i soldi se lo compra da solo, ma la sera passano volontari di associazioni cattoliche a distribuire del cibo. Alla fine riusciamo a mangiare tutti i giorni, in Libia ho mangiato una sola volta in una settimana”.

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Fino al 15 giugno non riusciranno a varcare la frontiera italiana verso il Nord Europa, causa la sospensione degli accordi di libera circolazione per il G7. C’erano bambini, donne incinte, molti ragazzi giovani, anche minorenni. La notte hanno dormito sui cartoni, per terra. E attendevano sul piazzale di avere i soldi per rimettersi in viaggio.

E nel mentre a Milano è in fase di allestimento all’esterno della stazione Centrale in piazza Duca D’Aosta il presidio sanitario per gli immigrati. Si tratta di una roulotte ambulatorio, nella quale interverrà il personale sanitario dell’Asl, coadiuvato dalla Croce rossa e dall’Areu. “Metteremo a disposizione fissa una ambulanza per i casi di ricovero”, ha detto il presidente regionale della Cri Lombardia Maurizio Gussoni, il quale ha spiegato che “l’intervento sarà h12, dalle 8 alle 20”.

Son troppi, denutriti, stanchi e a volte anche malati. Hanno bisogno di cura. Il direttore del Servizio igiene della Asl, Ciconali, era venuto a fare un sopralluogo. “Ne ho contati 88 che dormivano qui fuori, poi la polizia è passata a svegliarli. In 126 erano stesi nel mezzanino, che già da giorni era stipato di uomini soprattutto, ma anche donne, e persino bambini. Altri ancora vagolavano tra l’atrio e il primo piano”

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Il presidente della Fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia, ha raccontato che l’altra notte, all’una, un ragazzo ha avuto una crisi epilettica; la notte prima ancora è stata una bambina ad aver avuto bisogno dell’ambulanza. Nei suoi calcoli il numero dei migranti che hanno dormito qui, tra martedì e ieri, è addirittura 350. Una cifra enorme, da campo profughi, non da stazione ferroviaria.

Lo sfogo di Pisapia – “Noi abbiamo fatto il nostro dovere istituzionale. Abbiamo dato segni forti di vicinanza e solidarietà”. “Certo c’è un limite. Non si può pensare che Milano da sola, o con pochi altri comuni, possa risolvere un problema epocale. Oggi sempre di più ci vuole corresponsabilità di tutte le istituzioni a partire dal governo, dalle Regioni e soprattutto dall’Europa”. Così il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha risposto a una domanda sulla situazione dei profughi in stazione Centrale a Milano.

Bagnasco, non alimentare la paura – “Alimentare la paura non è mai una buona consigliera”: così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha risposto, a margine di un evento a Expo, alle domande sulle polemiche riguardo al tema dell’immigrazione e sulle critiche alle posizioni della Lega al riguardo: “Bisogna affrontare i problemi con realismo e disponibilità da parte di tutti”.

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