Roma, prima casa popolare a una famiglia rom con il bando Alemanno

In seguito alla graduatoria formata con l'atto emesso dalla giunta precedente, un nucleo comunitario con a carico una persona disabile sì è aggiudicato l’alloggio.

Roma, prima casa popolare a una famiglia rom con il bando Alemanno
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4 Giugno 2015 - 09.34


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Si può fare. Uscire dai campi rom attraverso percorsi regolari e ordinari è possibile: è quanto sta succedendo in queste ore ad una famiglia rom della capitale che ha ricevuto un alloggio popolare. Si tratta di una famiglia rom comunitaria con a carico una persona con disabilità residente in uno degli insediamenti di Roma che pare abbia ottenuto un punteggio piuttosto alto, tale da vedersi riconosciuto il diritto di un alloggio e poter così lasciare il modulo abitativo in cui hanno vissuto fino ad oggi. Per Salvo Di Maggio, presidente della cooperativa Ermes, da anni impegnata in progetti a favore dei rom della capitale, si tratta di un segnale importante. “Pian piano delle fuoriuscite dai campi avvengono e soprattutto con percorsi ordinari. Questa famiglia ha presentato domanda come hanno fatto tutti gli altri cittadini”.

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Non si tratta dell’unico caso a Roma, ma di certo uno dei pochi e soprattutto riguarda un bando emesso con l’ex sindaco Alemanno che già allora aveva creato non poche polemiche. “In passato ci sono stati altri casi – spiega Di Maggio -. Questa fa parte di quella tornata di richieste su cui stanno arrivando ora i punteggi in seguito al bando del 2012. Un bando che comportava un punteggio consistente per chi si trovava in una condizione abitativa disagiata”. E che costrinse la giunta Alemanno a correggere il tiro a cose fatte, racconta il presidente della cooperativa Ermes. “In quella occasione – spiega Di Maggio – è stata fatta una circolare inviata agli uffici per scoraggiare i rom dal presentare domanda perché il campo non era da ritenersi come luogo disagiato”.

Per Di Maggio, il caso di questi giorni conferma che “si possono fare cose normali anche con i rom”. La famiglia in questione, infatti, “ha semplicemente partecipato al bando aperto a tutti i cittadini che ne avevano diritto – spiega Di Maggio -. Non è una via preferenziale. Loro stavano nelle stesse condizioni di qualche altra famiglia che ha quel tipo di condizioni, stesso tipo di disagio abitativo. Hanno avuto un punteggio alto in base a dei parametri che sono oggettivi”. Una famiglia come tante, quindi. “Il padre, seppure in maniera modesta, ha sempre lavorato – spiega Di Maggio -. È una persona perbene. I figli frequentano regolarmente la scuola, con sforzi notevoli. Uno dei ragazzi, inoltre, in queste settimane inizierà il servizio civile con noi”.

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La notizia arriva a poche ore dalle dichiarazioni del vicesindaco di Roma Luigi Nieri a Radio Anch’io. Secondo Nieri, infatti, i rom che “hanno redditi alti e delle proprietà vanno mandati via dai campi perché non hanno bisogno dell’assistenza di Roma Capitale. Chi invece ha bisogno va assistito come tutti i cittadini e cioè in case di edilizia pubblica”. Dichiarazioni che seguono quelle del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, durante il programma “Di martedì” su La7, in cui ha invitato i sindaci a chiudere i “campi rom abusivi”. A Roma, però, è un altro il vero ostacolo da superare. “Il problema, oggi, è la mancanza di alloggi di edilizia residenziale pubblica – spiega Di Maggio -. Chiaramente questi devono aumentare. In questo caso stiamo parlando di una famiglia a fronte di altre 500 circa che a Roma vanno sistemate, se si parla solo di rom. Sono almeno 5 mila, invece, le famiglie su tutta la città”. (ga)

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