Concorrenza low cost e illegale, scoppia la protesta dei tassisti contro Uber

Ieri a Torino la rivolta contro Uber, il controverso servizio di trasporto che recluta privati cittadini trasformandoli in tassisti abusivi.

Proteste anti-Uber
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21 Gennaio 2015 - 17.04


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Qualcuno avrà pensato fosse di nuovo Natale, perché è quantomeno insolito che un tassista offra passaggi gratuiti. Ieri sera, fuori dal teatro Colosseo di Torino, ce n’era addirittura una folla: “signora, se ha bisogno la portiamo a casa noi”. Ben presto, però – tra urla e atmosfera da blocco stradale – si è capito che non era per una promozione spontanea che erano lì: alle 22.30, in via Madama Cristina, è partita una vera e propria caccia all’uomo, con tanto di auto accerchiate e gomme tagliate per impedire eventuali fughe.

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A finirci in mezzo,sono stati gli autisti di Uber, il controverso servizio di trasporto che in tre continenti recluta privati cittadini con le loro automobili, trasformate di fatto in taxi low cost. E che da mesi manda in bestia i tassisti di tutto il mondo, che lamentano la concorrenza sleale di un’azienda già bandita, oscurata o sanzionata in almeno dodici paesi; e che in Italia, a detta dello stesso ministro Lupi, opera in condizioni di sostanziale illegalità.

Dovevano essere loro, ieri, a offrire passaggi agli spettatori di Claudio Bisio: pubblicizzata col nome di “Trasporto gratuito con Uber Pop”, la promozione prevedeva che chiunque acquistasse un biglietto online potesse usufruire di un passaggio al termine dello show. Ma alle 22.30, fuori dal Colosseo si era già radunato un centinaio di tassisti regolari: si sono fatti largo nel traffico e hanno affiancato i “concorrenti”, a quanto pare individuati da tempo, facendo persino uscire un paio di clienti già a bordo. “Loro a casa non possono portarvi – gli hanno spiegato – ci pensiamo noi”. Ad altri tre autisti, invece, è toccato barricarsi in macchina: almeno uno di loro, cercando di fuggire, si è trovato con le gomme bucate.

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Nel frattempo – tra avventori di bar e pizzerie che si affacciavano in strada per capire cosa stesse accadendo – da un’automobile è partita una bottiglia di vetro contro l’ingresso del Teatro: “Sono stati quelli di Uber – hanno detto i tassisti alla direttrice del Colosseo, mentre un paio di loro si lanciavano all’inseguimento dell’auto – per metterci contro la polizia”. Polizia che, prevedibilmente, non ha tardato ad arrivare: due volanti e una pattuglia della Digos hanno identificato tassisti e “abusivi”, con i primi che chiedevano a gran voce il sequestro del mezzo per i secondi.

“Questi – spiega Valter Drovetto, vice segretario nazionale del sindacato Ugl Taxi – operano in violazione di qualsiasi legge: non hanno licenza né patente per il trasporto pubblico; non rispettano tariffe che, è bene ricordarlo, sono stabilite dal comune. E stanno mandando alla fame un’intera categoria: a Torino, al momento, ci sono 260 licenze in esubero soltanto tra noi regolari. Tra la crisi e la loro concorrenza, molti di noi non riescono più a mettere insieme il pranzo con la cena”.

Ma – al di là della questione delle licenze, che in Italia è una ferita aperta fin dal 2006, anno della prima proposta di liberalizzazione da parte dell’allora ministro Bersani – resta comunque il rischio di una guerra tra poveri: la maggior parte della forza lavoro di Uber è costituita da precari e disoccupati, che accettano di rischiare il sequestro della propria automobile perché, a quanto pare, è l’azienda a provvedere a ogni sanzione. “Certo che possono farlo – conclude Drovetto -, parliamo di un’azienda che è fuori da qualsiasi regola di mercato, e che in Europa si è registrata in Lussemburgo per usufruire di un regime fiscale agevolato sugli introiti raccolti in tutto il continente. Noi vorremmo soltanto che i loro autisti si rendessero conto che sono loro i primi sfruttati”

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