Roma, è allarme legionella alla Corte d'Appello

La notizia è resa nota dal presidente, Luciano Panzani: 'Un'elevata presenza del batterio nell'impianto di dolcificazione dell'acqua'.

Roma, è allarme legionella alla Corte d'Appello
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18 Novembre 2014 - 22.15


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Una elevata presenza del batterio della legionella. Questo quanto trovato nell’impianto di dolcificazione dell’acqua della sede della Corte di Appello. L’allarme è stato lanciato dal presidente, Luciano Panzani.

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Sono in corso gli interventi del caso. Secondo quanto riferito dall’Adnkronos, la presenza del batterio risalirebbe al 13 novembre. Inoltre, riporta l’agenzia, i dipendenti hanno affermato che nei giorni scorsi ci sarebbero stati casi di broncopolmonite. Il batterio della legionella, secondo quanto appreso, inquinerebbe gli impianti di condizionamento della Corte d’Appello.

“La situazione al momento è sotto controllo – ha assicurato sempre Panzani in una dichiarazione rilasciata all’Ansa – ma il problema se non monitorato può procurare danni molto seri”. In base a quanto emerso – scrive sempre l’Ansa – il presidente della Corte d’Appello è a conoscenza della presenza del virus nell’impianto, che nelle scorse settimane è stato disattivato, dal 13 novembre scorso. “Per tornare alla normalità ci vorranno almeno quaranta giorni”, ha aggiunto Panzani.

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La notizia che, comunque, desta maggior scalpore e preoccupazione, è quella che fornisce sempre il presidente della Corte, in un veo e proprio sfogo: “L’edilizia giudiziaria a Roma rappresenta un problema che non è mai stato risolto se non con soluzioni temporanee ed incomplete”, è la dichiarazione lanciata dall’Agi. Panzani oggi ha incontrato il personale di tutti gli uffici per spiegare come è stato affrontato il problema legionella. “Ho inviato al ministro della Giustizia (Andrea Orlando, ndr) e al Consiglio superiore della magistratura, un documento in cui faccio presente i problemi non solo di questa Corte d’appello ma di tutti gli uffici giudiziari presenti nella città”.

Lo spazio medio per ciascun dipendente – precisa il presidente – dovrebbe essere di metri quadrati, secondo i parametri del ministero della Funzione pubblica. Prima era di addirittura di quaranta. A Roma, secondo nostri calcoli, sono appena di due e mezzo. Cioè siamo sotto i requisiti previsti per i detenuti nelle carceri. E sopportiamo questa situazione perché siamo pochi: chi è andato in pensione non è stato sostituito. Ecco perché sto lavorando per cercare spazi a Roma che ospitino sedi e uffici magari non troppo lontani da quelli esistenti”.

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