Taglia le ali alle armi: cancelliamo gli F35

Dopo la notizia diffusa dal governo statunitense della sospensione dei voli per problemi tecnici, si torna a chiedere la totale cancellazione del programma.

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4 Luglio 2014 - 16.35


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“La sospensione tutti i voli della flotta F-35 dimostra ancora una volta come la scelta del governo italiano di continuare la partecipazione al programma Jsf sia insensata e inutile per il nostro Paese”. Così una nota della campagna “Taglia le ali alle armi” accoglie la notizia arrivata oggi dagli Stati uniti sul blocco dei voli dei cacciabombardieri a causa di un incendio divampato su uno dei caccia. Una notizia diffusa dal pentagono proprio il 4 luglio, giornata di festa nazionale negli Stati uniti, su un programma che sin dagli inizi è stato fortemente criticato non solo per i costi, ma anche per i continui problemi tecnici riscontrati sugli stessi caccia.

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Al governo Renzi, per l’ennesima volta, la campagna “Taglia le ali alle armi” chiede la “totale cancellazione del programma”. “Da anni la nostra mobilitazione fornisce le motivazioni politiche e tecniche che dimostrano invece la necessità di una cancellazione immediata dell’acquisto degli F-35 – spiega la nota -, posizione che ribadiamo con forza anche in seguito alle notizie odierne. Di fronte ai problemi ed alle evidenze di incidenti quali sono i veri motivi che impediscono un cambio di rotta da parte del Governo Renzi?”. Al governo, la campagna torna a chiedere un incontro urgente col presidente del Consiglio Matteo Renzi e col ministro della Difesa Roberta Pinotti, per “conoscere i motivi per cui il nostro governo mantiene aperta l’ipotesi di acquisto dei caccia F-35 quando ne sono chiari i problemi”.

Per la campagna, sono diverse le ragioni che rendono insensato l’acquisto dei caccia. Oltre alla questione etica (“in un momento di acuta crisi economica – spiega la nota – i fondi pubblici andrebbero spesi per lavoro, scuola, welfare, sanità e non per armamenti”), ci sono anche ragioni “costituzionali”, perché si tratta di un mezzo di attacco e non di difesa e non per ultime le ragioni economiche: “la spesa per i caccia già oggi ammonterebbe a 14 miliardi complessivi, senza contare i costi di mantenimento”. Non reggono, per i responsabili della Campagna, neanche le ragioni “occupazionali. “I posti di lavoro derivanti da così tanti miliardi sono pochi – continua la nota – e molto meno di quanti promessi: non è la maniera più efficiente per usare fondi pubblici”.

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Per quanto riguarda i caccia acquistati dall’Italia e il futuro del programma, la situazione è “un po’ confusa”, spiega Francesco Vignarca, coordinatore Rete Disarmo e portavoce della campagna. Sebbene il ministro abbia comunicato giorni fa la sospensione del programma con soli sei F-35 già acquistati definitivamente, i dubbi riguardano alcuni possibili anticipi che il nostro paese avrebbe già sottoscritto. “Non è chiaro se oltre ai primi sei già acquistati, ci siano degli anticipi per altri quattro o sei aerei – spiega Vignarca -. Noi da tempo chiediamo un incontro col ministro per avere un chiarimento in merito. Al di là della questione politica, quello che ci interessa è che venga chiarito lo stato dell’arte in modo puntuale sugli anticipi. Non è mai stato detto a che punto siamo e se i contratti di anticipo obbligano al completamento o no”. Domande che la Campagna rivolge nuovamente al governo, mentre invita le realtà aderenti e i sostenitori della mobilitazione a “premere sul governo con un’azione anche sui social network, utilizzando l’hashtag #F35diteciperché”.(ga)


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