Roma: ospedale Pertini, il caos è servito

Pazienti in attesa sulle barelle mentre restano chiusi posti letto precedentemente realizzati. Stefano Zecchetti (Usb): risorse consegnate ai vampiri delle strutture pubbliche.

Roma: ospedale Pertini, il caos è servito
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30 Gennaio 2014 - 11.08


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di Claudio Bellumori

All’ospedale Pertini i pazienti restano in attesa su barelle e sedie mentre rimangono chiusi – nonostante i soldi spesi per realizzarli – ventisei posti letto di Medicina, sei di Osservazione breve al pronto soccorso e quattro di rianimazione. “Quella che viene spacciata come un’emergenza è il risultato dell’applicazione delle ricette che determinano il modello di sanità voluto da governo e dalla Regione”. Così Stefano Zecchetti, della Usb (Unione sindacale di base) della Asl Rm/B.

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Il caos. La struttura ospedaliera, secondo Zecchetti, è al collasso. “Se vengono tagliati posti letto e bloccate le assunzioni – domanda – si può parlare di emergenza? Se le risorse vengono consegnate ai vampiri delle strutture pubbliche, si può parlare di deficit? E’ una assistenza sanitaria – prosegue – gestita e giustificata dalla falsa emergenza, che nega diritti a pazienti e lavoratori”.

Turni impossibili. Nel calderone, per Zecchetti, vanno comprese anche le condizioni di lavoro “impossibili e vergognose. Il personale è sotto organico con doppi turni e turnazioni illegali”. Una situazione che “impedisce di svolgere le attività, mettendo a rischio i pazienti e la salute psicofisica degli operatori. In questo contesto è ipocrita continuare a parlare di malasanità – sottolinea – quando siamo di fronte a un palese disegno politico di smantellamento del diritto alla salute per la maggioranza della popolazione, che non può permettersi di pagare le prestazioni sanitarie”.

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Futuro. Stefano Zecchetti annuncia che la Usb si attiverà nei prossimi giorni “insieme a tutti coloro che vogliono contrastare il taglio dei diritti e della dignità di lavoratori e cittadini, per immediate assunzioni e apertura di posti letto. Tutto ciò per sottrarre le risorse destinate ai privati riconsegnandole al pubblico – conclude – invitando alla partecipazione attiva delle iniziative, per essere protagonisti e non vittime sacrificali di queste politiche ‘criminali’.”

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