Boccassini: condannate Berlusconi a sei anni

È terminata la requisitoria. Il pm Boccassini ha chiesto 6 anni di reclusione per Berlusconi, imputato di concussione e prostituzione minorile.

Boccassini: condannate Berlusconi a sei anni
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13 Maggio 2013 - 16.10


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Condannare Silvio Berlusconi a 6 anni di carcere e predisporre per lui l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Sono queste le richieste di condanna che il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, ha chiesto nei confronti di Silvio Berlusconi, imputato nel cosiddetto processo Ruby per concussione e prostituzione minorile. Le richieste sono arrivate al termine di una requisitoria-fiume cominciata alle 9,30 di questa mattina e interrotta soltanto per il pranzo e per altre due brevi pause. Terminata la ricostruzione dei fatti, il magistrato ha chiarito che Berlusconi «non merita la concessione delle attenuanti generiche», non solo per «la gravità dei fatti contestati» ma anche per l’atteggiamento di un uomo delle istituzioni che in questa come altre occasioni «non si è difeso nel processo ma dal processo».

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La requisitoria di oggi

Silvio Berlusconi è finito imputato al processo Ruby anche per una legge introdotta dal suo Governo. È in sintesi quanto ha sostenuto il procuratore aggiunto Ilda Boccassini nelle premesse della sua requisitoria che si concluderà oggi con la richiesta di condanna del Cavaliere accusato di concussione e prostituzione minorile. “Prima di entrare nel merito delle imputazioni ascritte a Berlusconi – ha detto Ilda Boccassini – volevo ribadire l’importanza della tutela del minore al punto che sono intervenute due leggi importanti, una nel febbraio 2006, la numero 38, e l’altra nel marzo del 2008, volute dal governo Berlusconi”, con lo scopo di combattere lo sfruttamento sessuale del minore.

“Non abbiamo dubbi che Ruby si prostituisse”, ha detto Boccassini in un passaggio della requisitoria al processo a carico di Silvio Berlusconi.

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“Possiamo credere che una persona che ha dedicato la sua vita e il suo credo a Berlusconi come Emilio Fede, non gli abbia detto che Ruby era minorenne?”. Con questa domanda retorica il pm Ilda Boccassini ha chiarito che l’ex premier era a conoscenza della minore età di Ruby.

Ruby, così come le altre ragazze che avrebbero preso parte ai presunti festini a luci rosse ad Arcore, era alla ricerca del “sogno negativo italiano” e “avvicinò Berlusconi per ottenere denaro facile e possibilità di lavoro nel mondo dello spettacolo, così come le altre giovani”, ha spiegato Boccassini.

Ruby “aveva da Berlusconi direttamente quello che le serviva per vivere in cambio delle serate ad Arcore”. Lo ha detto il procuratore aggiunto Ilda Boccassini in un passaggio della requisitoria al processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi. Il pm ha sostenuto inoltre che ad Arcore c’era un “sistema prostitutivo”.

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Il pubblico ministero ha descritto il carattere di Karima. Ruby era “furba di quella furbizia orientale propria della sua origine – ha spiegato il pm – I genitori sono persone umili che non riescono a tenerla a freno. Lei ha in mente un solo e unico percorso. Riesce a sfruttare – aggiunge – l’avvenenza fisica da un lato e il fatto di essere musulmana dall’altro, lasciando credere di subire il padre padrone e di essere scappata”. Sempre riguardo a Ruby, la Boccassini ha sottolineato come non ci possano essere dubbi, da una lunga serie di testimonianze e prove, che la giovane si prostituisse. Ruby è stata “vittima del sogno italiano” in negativo, quello che hanno “le ragazze delle ultime generazioni in Italia”, i cui unici obiettivi sono “entrare nel mondo dello spettacolo e fare soldi”.

La Boccassini ha poi ricostruito la prima serata di Ruby ad Arcore, il 14 febbraio del 2010. “La minore – ha detto – venne accompagnata da Emilio Fede che non poteva non sapere che la ragazza aveva meno di 18 anni in quanto era stato membro della giuria di un concorso di bellezza al quale la ragazza aveva preso parte”. Il pm ha sottolineato che, data la fedeltà di Fede a Berlusconi, è impossibile credere che l’ex direttore del Tg4 non abbia informato il Cavaliere che quella ragazza era ancora minorenne.

La Boccassini ha poi detto che subito dopo la prima sera ad Arcore iniziano i frequenti contatti di Ruby con gli altri ospiti delle feste: Nicole Minetti, Miriam Loddo, Maristelle Polanco, Lele Mora, Emilio Fede, Barbara Guerra. “E avvengono con il cellulare in uso al ragionier Giuseppe Spinelli dal 26 maggio al 1 giugno”. Perché, chiede la Boccassini, i contatti di Ruby con Spinelli, ufficiale pagatore del Cavaliere, iniziano solo alla fine di giugno? “Non può che avere un unico significato: fino a quel momento aveva direttamente dall’imputato Berlusconi quello che le occorreva per vivere, in cambio delle serate ed altro ad Arcore”.

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Proprio su questi personaggi, il colpo di spada della Boccassini. Nel corso del processo alcuni testimoni “sono stati costretti a mentire” ha affermato il procuratore aggiunto. Un passaggio che ha fatto infuriare l’avvocato Piero Longo, uno dei difensori dell’ex premier, che per alcuni istanti ha interrotto la requisitoria. Boccassini, in particolare, ha citato due testi che, a suo dire, avrebbero detto il falso: la showgirl Miriam Loddo e l’ex consigliere per le relazioni estere di Berlusconi, Valentino Valentini.

Il pm passa poi a raccontare la notte del 27 maggio 2010 quando Ruby venne portata in questura. L’episodio del fermo di Ruby era “imprevedibile” ma le notizie di stampa di quel periodo davano “un quadro sulla sfera personale del premier – ha sottolineato la Boccassini – che trascendeva la sfera personale e sfiorava ipotesi di reato. Questo non poteva essere sconosciuto dai funzionari della questura di Milano”. Il pm fa riferimento al caso di Noemi Letizia e alle foto scattate a Villa Certosa, per sostenere che i funzionari della questura dovevano sapere quali erano le ragioni dell’intervento del premier e di Nicole Minetti per la ragazza fermata.

L’accusa ha ricostruito nel dettaglio le vicende di quella notte affermando che Silvio Berlusconi ha abusato della sua posizione per far rilasciare Ruby, fermata dalla polizia quando era ancora minorenne. “L’imputato – ha spiegato il pm -, abusando della sua qualifica di presidente del consiglio, ha fatto sì che la minore ricevesse un indebito vantaggio, uscendo dalla sfera di controllo della polizia; e per sè che non si disvelasse quanto accadeva nelle serate di Arcore. Una batteria, un apparato militare si scatena per proteggere la ragazza”.

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La difesa di Silvio Berlusconi parlerà il prossimo 3 giugno, mentre un’altra udienza è stata già fissata per il prossimo 24 giugno, per eventuali repliche e sentenza.

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